I continui tagli all'editoria e le ultime iniziative del Governo Berlusconi, riconfermate anche dal Governo Monti, hanno prodotto una prima vittima. Senza certezze riguardo al finanziamento pubblico per i giornali cooperativi, di idee e di partito, dal primo gennaio 2012 Liberazione non sarà più in edicola.
Questo il risultato di un'assurda campagna contro gli sprechi che non fa distinzione tra privilegi e libertà da tutelare.
"Trovati da solo chi ti finanzia, altrimenti è giusto che tu chiuda", questo, in sostanza, il messaggio sdegnato che per anni è stato urlato a destra come a sinistra e dal "siamo altro" Beppe Grillo.

E' vero, oggi c'è il Fatto Quotidiano che va in edicola senza l'aiuto del finanziamento pubblico, o l'esperimento della TV di Santoro, con in cassa oltre un milione di euro di sottoscrizioni e la capacità di andare in onda senza peraltro aver avuto la necessità di ricorrervi (santa pubblicità e santo mercato, evidentemente).
Due esempi che sembrerebbero confermare (il condizionale è d'obbligo vista la giovane età dei due esperimenti) che c'è la possibilità di fare informazione senza pesare sulle casse dello Stato.
Insomma, chi è capace di "stare" sul mercato può godere del diritto di fare e ricevere informazione, per tutti gli altri è giusto che scenda il silenzio.
Chi vive con pensioni da fame o di precariato, o quegli immigrati che se non "ci servono" li rimandiamo a morire a casa loro, tutta gente con troppe poche GGG e che non produce utili sufficienti per poter sostenere un giornale, ed è quindi giusto che scompaia dalle cronache e dai momenti di riflessione. Troppo poco "mercato" per poter godere del diritto di informare ed essere informati sui propri e gli altrui problemi.
Certo, c'è sempre da sperare nella benevolenza di qualche redazione che invece può, ma non è appunto questo il diritto sancito nella Costituzione.
Anche perché, se ad occuparsi di pensioni e sacrifici è per lo più l'informazione che sa dare voce solo ai professori dei poteri forti (questo lo spettacolo al quale stiamo assistendo in questi giorni, con tutti a sostenere l'ineluttabilità dei sacrifici per tutti, anche per i meno abbienti, come ribadito anche dal Presidente Napolitano), allora è meglio essere dimenticati.
E sì che sarebbe sufficiente leggere alcuni articoli della Costituzione per comprendere la violazione in atto.
- L'articolo 2: "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale."
- L'articolo 3: "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese."
- L'articolo 41: "La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali."
- L'articolo 21, infine, l'articolo che sancisce un diritto che, per essere vero, non può che poggiarsi sulle garanzie sancite da quanto sopra citato: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione."
Ecco, dal primo gennaio 2012 ci saranno alcuni cittadini, troppo pochi o troppo poco interessanti per la dura legge della giungla, che potranno considerare carta straccia le parti della Costituzione qui ricordate.

Franco Ragusa