Con l'eliminazione di un valore percentuale minimo di partecipazione per la validità del risultato dei referendum, in modo particolare se propositivi, è forte il rischio che lo strumento referendario possa essere facilmente utilizzato, a proprio uso e consumo, da minoranze ben organizzate e in possesso dei giusti mezzi comunicativi.
Riguardo a questi ultimi aspetti, basterebbe ricordare le vicende legate agli ultimi due referendum elettorali non ammessi dalla Consulta.
Con il solo fine, inizialmente, di boicottare la raccolta di firme promossa dal Comitato Passigli contro il premio di maggioranza e le liste bloccate, intorno ai quesiti pro-mattarellum si è via via costituita una macchina del consenso che è stata in grado di raccogliere, in poco più di un mese, oltre un milione di firme, a sostegno, appunto, di due quesiti referendari che avrebbe realizzato l'esatto contrario di quanto invece veniva propagandato con messaggi di facile presa.
Prima, quindi, di abbandonarsi in facili slogan, "
Chi partecipa decide", andrebbero migliorati e verificati, in primo luogo, gli strumenti di diffusione e comprensione dei contenuti referendari, perché l'assenza del quorum, combinata con una buona organizzazione e il controllo dei mezzi di comunicazione, potrebbe aprire la strada a pericolosi colpi di mano, in modo particolare attraverso lo strumento del referendum propositivo.
Non pensiamo sempre e soltanto a quello che potremmo fare noi stessi, ma anche a ciò che potrebbero fare gli altri potendo disporre di alcuni strumenti ad altri indisponibili.
Chi può essere in grado di mobilitare con facilità il proprio bacino elettorale di riferimento, ma per quale motivo dovrebbe adempiere ai compiti di approfondimento e diffusione dei quesiti, quando per vincere è sufficiente che vadano a votare solo i suoi?
Un esempio concreto di ciò il referendum costituzionale fantasma del 2001 (
http://www.riforme.net/ref7ottobre/index.htm). Formalmente su opposte barricate, sia il centrodestra che il centrosinistra si guardarono bene dal fare la campagna elettorale, con la Commissione di Vigilanza RAI che addirittura non assolse l'obbligo di emanare il regolamento per lo svolgimento delle tribune elettorali sul servizio pubblico.
Siamo ancora, purtroppo, molto lontani dall'aver realizzato le condizioni per l'effettiva partecipazione di cui al secondo comma dell'art. 3 della Costituzione, e non è solo una questione di controllo dei Media, ma anche di difficoltà quotidiane che di fatto non consentono alla stragrande maggioranza delle persone, i comuni mortali, di trovare lo spazio e i mezzi per poter allargare le proprie conoscenze.
Esaurita la questione quorum con l'esigenza di cautela poc'anzi evidenziata, come accennato nell'introduzione, di fronte alla richiesta di introdurre il referendum propositivo ci si sarebbe aspettati di conoscere - anche - fin dove tale richiesta potrebbe spingersi e il come realizzarla.
La questione non è per nulla irrilevante, in quanto un conto è prevedere che vi siano dei limiti per materie, in modo particolare a tutela dei diritti delle minoranze, un altro è non averne affatto.
Altra questione di non poco conto, l'attivazione o meno di un controllo preventivo di costituzionalità su richiesta motivata di un Tot di parlamentari o di cittadini. Sarebbe peraltro auspicabile poter avere un simile acceso anche per quanto riguarda la legge di risulta dei referendum abrogativi, visto che la Consulta ha recentemente ribadito "
che in sede di controllo di ammissibilità dei referendum possano venire in rilievo profili di incostituzionalità sia della legge oggetto di referendum sia della normativa di risulta".
Dovrebbe inoltre essere possibile votare una o più proposte alternative. Questo per evitare, come già avvenuto in passato, che il forte desiderio di cambiamento possa prevalere su ogni altro tipo di considerazione sull'effettivo contenuto dei referendum chiamati a votare. Nel '93, nel pieno di tangentopoli, avrebbe vinto qualsiasi quesito fosse stato presentato all'insegna della lotta contro la partitocrazia.
Beffa delle beffe, fu però proprio grazie a questo tipo di illusione, con il referendum che aprì le porte al maggioritario in Italia, che l'attuale sistema partitocratico ha potuto invece prosperare e rafforzarsi.