riforme info logo

Versione CMS del sito www.riforme.net
In aggiornamento il periodo 2014-2018
per problemi al database

Purtroppo, di nuovo in evidenza: Stop Racism
http://vadelfio.splinder.com/ - gratta_fiatSe Marchionne ha ragione, allora dobbiamo morire.
Questo è stato, probabilmente, il pensiero dei lavoratori FIAT e non solo che già oggi vivono una condizione lavorativa di tipo ottocentesco, con ritmi di lavoro  alienanti e turni a rotazione che, sabati e domeniche comprese, hanno trasformato la vita e l'organizzazione familiare in una sorta di lotteria, dove un giorno potrebbe non esserci nessuno dei due genitori in grado di accompagnare i propri figli a scuola, per non parlare, poi, di chi, dei due, riuscirà ad essere libero per riprenderli e per preparare la cena di un qualsiasi giorno della settimana.
 
Di pensare, poi, a questioni come seguire i compiti od altro non se ne parla proprio: meglio affidarsi alla speranza di un'Istituzione scolastica in grado di funzionare anche per i figli degli sfigati che lavorano con turni a rotazione, a orario spezzato o quant'altro fa “moderna competitività”.
Tanto più che, visti i salari italiani, il più delle volte si è costretti a qualche lavoretto extra, per cui alla fine in casa non ci si sta mai: il tutto per riuscire ad arrivare alla fine del mese senza essere costretti a saltare qualche pranzo o qualche cena, mentre l'AD Marchionne lavora le stesse ore per la miseria di oltre 4 milioni di euro l'anno.
Insomma, tenendo peraltro conto che stiamo parlando dei più fortunati che un lavoro ce l'hanno, il modello Marchionne è una vita d'inferno che, alla faccia delle statistiche sulla scarsa produttività, fa portare a casa salari da fame e che, però, non basta per affrontare la sfida della competitività.
Ma non è solo Marchionne a dire che tutto questo non basta.
In fondo, va detto, a lui è solo toccato di fare il lavoro sporco, con gli altri tutti dietro, tra un sì, un nì e una mah, ma mai un no, a raccogliere il bottino del campo di battaglia.
Molte voci favorevoli dal centrodestra e dal centrosinistra, nonché da quei sindacati che non si stancano di dichiarare di aver già raccolto la sfida della competitività.
Ebbene sì, siamo di fronte ad una sfida, una sfida talmente moderna per cui si fa l'Unione europea e l'unione monetaria ma poi, di fondo, il mondo continua a girare secondo la regola che se mangiano i lavoratori tedeschi o quelli polacchi non mangiamo noi e viceversa.
Anziché trovare la soluzione per stare bene e meglio tutti, il problema da risolvere è come riuscire a vivere peggio con l'obiettivo di qualche autovettura in più da vendere.
Come ha detto ultimamente il ministro Tremonti, sono tempi nei quali sono i numeri a decidere la politica, e non viceversa.
Una vera e propria ideologia che non ammette modelli alternativi di convivenza e che fa del “realismo ragionieristico” il proprio agire quotidiano.
E dall'antipolitica all'insofferenza per tutto quanto regoli in maniera rigida il rispetto dei diritti il passo è breve.
Non sorprendiamoci, quindi, dei continui attacchi alla Costituzione e delle continue violazioni della Costituzione laddove si fa di tutto per non attuarla.
Siamo di fronte, infatti, ad un tentativo a più mani teso a rimettere in discussione i principi fondamentali, e il realismo ideologico dei numeri di Marchionne non è affatto diverso dal realismo ideologico dei numeri di Tremonti.
L'obiettivo principale perseguito da entrambi è lo stesso, il primato dell'impresa su tutto e su tutti, e, quindi, si fa francamente fatica nel riuscire a comprendere perché si può essere indulgenti con il primo e ferocemente critici nei confronti del secondo.
E se proprio vogliamo dirla tutta, mentre per il Governo Berlusconi-Tremonti c'è almeno l'onere di dover votare le modifiche costituzionali, con i suoi  continui ricatti passati sotto silenzio e non ultimo il monologo alla trasmissione “Che tempo che fa” di Fabio Fazio, per il Cavaliere del Lavoro Marchionne l'articolo 41 della Costituzione non vale nulla già da molto tempo.

Art. 41. Cost.
L’iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.

   Franco Ragusa