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Purtroppo, di nuovo in evidenza: Stop Racism
A prescindere dal modo con il quale il Movimento 5 Stelle è infine arrivato a proporre il nome di Stefano Rodotà, le sin troppo nebulose quirinarie, tutto ciò non può e non deve divenire il pretesto per evitare di discutere "la proposta".
Il Movimento 5 Stelle, piaccia o no, è una forza politica che oggi gode del consenso di oltre 8 milioni di elettori.
Un risultato elettorale che gli ha attribuito 163 grandi elettori e che gli dà tutto il diritto, al pari delle altre forze politiche, di proporre un nome per la Presidenza della Repubblica; cosa che ha fatto, peraltro, attingendo da un'area politico-culturale non propriamente "grillina".
 
Un candidato di indiscussa autorevolezza, indipendenza e competenza che, al pari degli altri, dovrebbe essere preso in seria considerazione al fine di individuare, tra tutti i nomi possibili, la personalità più indicata per poter svolgere in maniera equilibrata il delicato ruolo di Garante della Costituzione a tutela dei diritti di tutti.
E invece no.
Ne abbiamo infatti sentite di tutti i generi, dal "non ci facciamo imporre un candidato del Movimento 5 Stelle", al più desolante "i miei cognati non conoscono Rodotà", ma non una, dicasi una, analisi seria, verificando pregi e/o difetti degli uni e degli altri, in modo particolare mettendo le diverse proposte a confronto o anche solo per spiegare la superiorità della candidatura Marini scaturita da un accordo a dir poco privato (così privato da aver poi spaccato il PD) tra Bersani e Berlusconi.
 
Ma in questo meccanismo di rifiuto del confronto sulle qualità dei candidati, anche il Movimento 5 Stelle sta avendo la sua buona dose di responsabilità, non tanto in riferimento al comportamento si qui tenuto, se solo si trattasse di una scelta dovuta al nulla di serio sin qui prospettato dal PD, quanto per il metodo di principio che si vuole e che si sta cercando di affermare.
Piaccia o no alla democrazia dei 50.000 internauti aventi diritto di voto per le quirinarie, in maniera accorta i costituenti hanno sottratto la figura di garanzia del Presidente della Repubblica alle pulsioni tipiche dell'elezione diretta.
Attraverso, inoltre, la necessità di un voto a maggioranza qualificata, due terzi nelle prime tre votazioni e poi a maggioranza assoluta, i costituenti hanno anche cercato di assicurare la più ampia condivisione possibile della scelta.
Ma è proprio riguardo a questi due principi ispiratori, presenti nella Costituzione, che il Movimento 5 Stelle sta contrapponendo un'idea ed una condotta di forte rottura.
La partecipazione dal basso può infatti determinare delle linee guida oppure, come nel caso delle quirinarie, individuare un candidato. Un candidato che, a sua volta, potrebbe avere delle precise caratteristiche da proporre al confronto tra le diverse forze politiche; oppure, come nel caso del M5S, un candidato prendere o lasciare e da utilizzare soltanto, quindi, come una clava per chiudere ogni forma di dialogo con chi ancora rappresenta il restante 75% dell'elettorato.
Se le dichiarazioni della vigilia verranno confermate, i parlamentari del M5S voteranno sempre e soltanto Rodotà, rimanendo inflessibili anche di fronte ad un'altra candidatura con caratteristiche simili che, in ipotesi, potrebbe scaturire dal confronto con le altre forze politiche.
Siamo quindi di fronte ad un'estremizzazione del vincolo di mandato "a prescindere", che corrisponde, di fatto, ad una vera e propria forma di voto diretto per il Presidente della Repubblica, ma con in più l'altro difetto di derivare da una consultazione limitata a poche migliaia di partecipanti rispetto agli 8 milioni di voti ricevuti o ai 47 milioni di cittadini-elettori dell'intero corpo elettorale; un vincolo così forte che, per le posizioni espresse, non consentirebbe al parlamentare 5 Stelle di fare distinzione, ad esempio, tra un diverso candidato dalle caratteristiche molto vicine a Rodotà ed un Berlusconi dalle caratteristiche sin troppo lontane.
Il tutto in palese contrasto, si ripete, con i principi ispiratori contenuti nella Costituzione al fine di individuare la figura del Garante della Costituzione stessa: elezione non diretta, bensì mediata dal filtro del passaggio parlamentare; nonché, per quanto possibile, una scelta largamente condivisa tra le forze politiche presenti in Parlamento.
Premesso tutto ciò, il rischio vero che si sta correndo è che il comportamento e il successo di consensi del Movimento 5 Stelle potrebbero suggerire alle altre forze politiche di fare altrettanto.
Ognuno con il proprio candidato prendere o lasciare perché "scelto direttamente dai cittadini", senza più neanche la necessità di dover spiegare, così come ora fa il Movimento 5 Stelle, la chiusura di ogni possibile forma di mediazione per la ricerca di un candidato più condiviso. E con leggi elettorali di tipo maggioritario, Porcellum compreso, chi ottiene la maggioranza alla Camera ha quasi sempre i numeri, una volta arrivati alla quarta votazione, per chiudere la partita.
 
Al prossimo Presidente della Repubblica spetterà pertanto l'ingrato compito di affrontare quella che si va già preannunciando come una stagione molto difficile per la tenuta dei principi costituzionali, tanto più vista la pessima eredità lasciataci in dono dal Presidente Napolitano.
Rodotà for President, allora, perché già forte di circa 240 voti e perché al Quirinale è ora che arrivi un vero garante PER la Costituzione.
 
Franco Ragusa