Associazione per la democrazia costituzionaleL'evoluzione della crisi politica, sociale e istituzionale, che impone in tempi ravvicinati la necessità di nuova elezioni politiche generali, rende urgente una grande mobilitazione per evitare che si vada a votare per la terza volta con la vigente legge elettorale, conosciuta come "porcellum".
In questo sistema elettorale, l'effetto congiunto del meccanismo delle liste bloccate con circoscrizioni elettorali di grandi dimensioni ha espropriato il corpo elettorale di ogni residua possibilità di influire sulla formazione della rappresentanza parlamentare, con la conseguenza che i parlamentari sono scelti dai 'capi' dei partiti e dai loro gruppi dirigenti. Si è verificato, pertanto, il paradosso che tutti i "rappresentanti" del popolo italiano, nelle elezioni sia del 2006 sia del 2008, sono stati nominati dall'alto: gli eletti, più che rappresentanti del popolo, sono – anche in senso tecnico – dei delegati di partito, anzi del capo politico che li ha nominati. Inoltre, è stata  legittimata la tendenza a trasformare le elezioni in una investitura popolare del capo, attraverso l'obbligo giuridico di indicare il capo unico della coalizione. In questo modo il sistema elettorale tende surrettiziamente a modificare la Costituzione, comprimendo la centralità del Parlamento ed  il ruolo del Presidente della Repubblica, per instaurare il 'premierato assoluto' (come ebbe a dire Leopoldo Elia).
Bisogna considerare, inoltre, che il procedimento di trasformazione dei voti in seggi, previsto dal porcellum, determina un'inaudita manipolazione della volontà popolare, attraverso il premio di maggioranza, che corregge l'orientamento manifestato dagli elettori fino al punto da trasformare – per legge - una minoranza elettorale (più forte delle altre per un solo voto) in una solida maggioranza parlamentare, garantendole il 55% dei seggi della Camera dei Deputati.
Nella situazione politica contingente, che vede l'estrema umiliazione del Parlamento ridotto a "cinghia di trasmissione" degli ordini del Presidente del Consiglio, il ritorno alle urne con questa legge elettorale, qualunque fosse l'orientamento manifestato dagli elettori, produrrebbe un disastro politico.
Con questo  sistema le forze politiche, che non intendono annullarsi in uno dei due partiti o in una delle due coalizioni, sono destinate a scomparire dal Parlamento e i due schieramenti principali possono sbarazzarsi di ogni forma di dissenso interno, e ottenere il controllo totale del comportamento dei parlamentari da loro nominati.
Eliminato il pluralismo e trasformato il Parlamento in un "bivacco di manipoli" del 'Capo' eletto dal popolo, verrebbe meno ogni dialettica politico-parlamentare  ed i parlamentari non controllati dal Capo del governo sarebbero spinte sulla strada dell'Aventino data la cancellazione di ogni dialettica democratico-parlamentare.
Se è innegabile l'esigenza di riforma della legge elettorale, la ricerca della migliore formula elettorale non è una questione tecnica che deve essere riservata agli addetti ai lavori.
Innanzitutto, bisogna sgomberare il campo dalle suggestioni e dai falsi miti che hanno intossicato l'opinione pubblica. Il primo requisito di ogni sistema elettorale è che esso deve essere coerente con la Costituzione. Nella democrazia costituzionale, fondata sulla partecipazione dei cittadini, (art. 49 Cost.), le elezioni politiche generali non servono ad eleggere un Governo, né tanto meno il Capo del Governo né a determinare quali forze politiche devono governare per tutto l'arco  della legislatura.
Se così fosse, il popolo sovrano conterebbe un solo giorno e poi dovrebbe tacere per cinque anni.
Invece la democrazia non si esaurisce in un unico atto, compiuto ogni cinque anni, nel chiuso dell'urna, ma deve essere praticata ogni giorno. Nella democrazia costituzionale, il popolo deve continuare a concorrere a determinare la politica nazionale, anche dopo aver votato e lo fa – di norma - attraverso i propri rappresentanti, che la Costituzione vuole liberi da ogni vincolo di mandato proprio perchè  devono essere liberi di “rappresentare” (ed ascoltare) in ogni momento le domande politiche ed i bisogni del popolo sovrano.
Deve essere ripudiato, pertanto, come ingannevole e corruttore il mito secondo cui attraverso le elezioni i cittadini sono chiamati a scegliersi un Governo e un Capo di Governo che non può più essere cambiato fino alle elezioni successive.  
E' stato proprio Berlusconi, con i suoi comportamenti, a  disvelare il carattere populistico, autoritario ed antiparlamentare di tale mito, che prefigura un ordinamento fondato sul principio della supremazia del Capo politico sulle altre istituzioni, ciò che la Costituzione italiana ha radicalmente ripudiato.
La Costituzione ha voluto rendere flessibile la formazione dei governi proprio per consentire il regolare funzionamento degli organi rappresentativi, ai quali spetta anche la funzione di correggere o modificare quegli indirizzi politici o di governo che si dimostrassero inadeguati o pregiudizievoli per il bene del popolo italiano.  
Nell'esercizio del voto i poteri attribuiti dalla Costituzione al cittadino-elettore non  consistono nella possibilità di scegliere da chi deve essere comandato, ma nella possibilità di scegliere delle persone che possano rappresentare, nelle istituzioni, le domande sociali, gli interessi, i bisogni e le esigenze che stanno a cuore ai cittadini.
Per questo una nuova legge elettorale, che sia conforme alla Costituzione, escludendo ogni forma di indicazione o di investitura di un capo politico di partito o di coalizione, deve perseguire questi tre obiettivi:
a) Ripristinare il  principio democratico della rappresentanza e restituire agli elettori la possibilità di scegliersi i propri rappresentanti;
b) Superare la semplificazione dualistica e manichea del conflitto, liberando il sistema politico dalla camicia di forza di un bipolarismo forzato;
c) Favorire la governabilità attraverso il ripristino del metodo democratico fondato sulla centralità del Parlamento.
Occorre, pertanto, prefigurare un sistema elettorale, nel quale sia garantito che la trasformazione dei voti in seggi rispecchi – in modo proporzionale – il pluralismo delle domande politiche e sociali presenti nel  corpo elettorale e che la composizione delle assemblee rappresentative non sia più dominio esclusivo delle élites di partito ma il terreno sul quale la volontà degli elettori possa riscontrare (ed eventualmente correggere) quella dei partiti politici, che devono recuperare ruolo e dignità attraverso il consenso liberamente espresso dal corpo elettorale, piuttosto che attraverso artificiosi meccanismi di privilegio.

Associazione Per la democrazia costituzionale


Gianni Ferrara
Claudio De Fiores
Domenico Gallo
Pietro Adami, Cesare Antetomaso, Nicola Atlante, Gaetano Azzariti,  Antonia Baraldi Sani,
Imma Barbarossa, Francesco Bilancia, Sergio Cararo, Stefano Falcinelli, Luigi Ferrajoli,
Irene Del Prato, Raniero La Valle,  Mario Montefusco, Gianluigi Pegolo, Anna Pizzo,
Tiziano Rinaldini, Franco Ragusa, Franco Russo, Giovanni Russo Spena, Ersilia Salvato,
Cesare Salvi, Pino A. Quartana