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Associazione Per la democrazia costituzionale

Report, riunione 23 aprile 2012

Presenti 18 persone; Mimmo Gallo aveva preavvisato della sua impossibilità a partecipare.

 La discussione si è sviluppata intorno a tre questioni:

  1. le proposte di modifica della forma di governo;

  2. l’approvazione della modifica costituzionale dell’art. 81, che ha introdotto il pareggio di bilancio in Costituzione;

  3. la riforma elettorale.

Gli interventi hanno avuto come base di discussione:

  1. un’ampia relazione di Gianni Ferrara sulle proposte che il sen. Vizzini ha presentato in I Commissione del Senato (18 aprile), frutto degli accordi della maggioranza che sostiene il governo Monti;

  2. un articolo di Gianni Ferrara apparso su il manifesto del 18 aprile con una proposta di iniziativa legislativa popolare per vincolare le spese di bilancio alla salvaguardia dei diritti sociali;

  3. le notizie più o meno ufficiali sulle finalità e la struttura della nuova legge elettorale.

 

1.

Sul primo punto, ampia è stata la relazione di Ferrara, che ha ruotato intono al peso dell’UE sulle decisioni anche costituzionali degli Stati membri, sull’ibrido mantenimento del bicameralismo che divide l’iter della legislazione secondo quanto dispone l’art.1173 Cost., anche contraddicendo ciò che la Corte costituzionale è andata affermando per garantire l’unitarietà dell’ordinamento. Si conserva un bicameralismo irragionevole, avendo le due Camere la stessa fonte di legittimazione ma differenti competenze legislative, aggravate dalla previsione dell’intervento di una Commissione paritetica per le questioni regionali chiamata ad esprimere un parere obbligatorio sui disegni di legge di competenza del Senato.

Le modifiche proposte all’art. 72 vanno verso un rafforzamento dell’iniziativa legislativa del governo a scapito di quella del Parlamento.

Più grave squilibrio è quello che si prevede con le modifiche degli artt. 92 e 94 tese a creare una sorta di ‘regime del capo di governo’, dato che il solo Presidente del consiglio - e non più l’organo collegiale ‘il Governo’ - chiederà e otterrà la fiducia delle Camere, nominerà e revocherà i ministri; inoltre, potrà chiedere lo scioglimento delle Camere. Ferrara ha definito questo regime una ‘monocrazia’, per accentuare gli aspetti personalistici e verticistici rispetto a quanto previsto dalla stessa ‘riforma’ del centrodestra del 2005, che L. Elia definì ‘premierato assoluto’, e che fu respinta con il referendum del giugno 2006.

Sull’insieme delle critiche di Ferrara – qui solamente riassunte per gli aspetti più rilevanti – si sono ritrovati tutti gli interventi. , e, per rendere produttiva la discussione, si è deciso di redigere una lettera-appello per denunciare che, se approvate, queste ‘riforme’ distruggeranno la democrazia parlamentare.

 Decisione:

Gianni Ferrara redigerà una lettera per esporre l’insieme delle critiche e denunciare la gravità delle modifiche della forma di governo e del procedimento legislativo; essa sarà indirizzata ai parlamentari, alle forze politiche, ai sindacati, e alle associazioni. In particolare sarà inviata alle associazioni Dossetti, che terranno una loro assemblea il 12 maggio, per coinvolgerle nella campagna di opinione, se d’accordo (come positivamente lascia presumere l’intervento di Raniero La Valle nella discussione).

 

2.

La modifica dell’art. 81 Cost. è stata la seconda questione ampiamente dibattuta. Essendo stata votata con una maggioranza superiore ai due terzi, in seconda lettura nelle due Camere, non sarà possibile attivare il referendum ex art.138 Cost. Dunque, una rilevante modifica costituzionale, chiesta dall’UE e sancita nel cd. Fiscal Compact (all’art.3), discussa solo nelle aule parlamentari e in un silenzio stampa assoluto, non sarà sottoposta al voto dei/delle cittadini/e. Apprezzato lo sforzo del lavoro di informazione svolto dall’Associazione e di attivazione compiuto dal Comitato No Debito, così come da associazioni femminili e della scuola. Data l’impossibilità del referendum, è stata giudicata con la massima attenzione la proposta avanzata da Gianni Ferrara su il manifesto di presentare un disegno di legge di iniziativa popolare per vincolare una quota del bilancio, il 50%, alla garanzia dei diritti sociali.

Decisione:

a Fabio Marcelli è stato affidato il compito di redigere una bozza di ‘emendamento’ aggiuntivo che sarà fatta circolare per giungere a una proposta condivisa, da sottoporre alle forze sindacali, sociali, politiche per verificare la disponibilità alla raccolta delle firme e alla campagna di sostegno.

 

3.

Sul terzo punto, la legge elettorale, c’è stato uno scambio di idee, con una considerazione comune relativa alla stretta connessione tra ‘riforme’ costituzionali e legge elettorale per conservare ‘il potere di rappresentanza’ nelle mani degli attuali ‘grandi’ partiti. Si è deciso di rimandare la discussione al momento della presentazione della legge, presumibilmente dopo le elezioni amministrative.

 

Infine, poiché unanime è stato il giudizio sul ruolo negativo delle politiche dell’UE e in particolare sul cd Patto Fiscale, è stato deciso di avviare una campagna di informazione, e nei nostri limiti di mobilitazione, per incidere sul processo di ratifica, che in Italia dovrebbe avvenire in giugno. La crisi del governo in Olanda, la difficoltà nell’alleanza di governo in Germania, l’impegno di Hollande a rinegoziare il Patto Fiscale, il referendum in Irlanda sono fattori che possono ostacolare il cammino delle ratifiche nei 25 paesi che l’hanno sottoscritto.

Decisione:

a Franco Russo è stato affidato il compito di redigere una bozza di lettera-appello per avviare la campagna sul Patto Fiscale.

 

( cura di Franco Russo)