Governo sì o Governo no?
Dopo oltre due mesi dalle elezioni, l'impressione è che si sia tornati al punto di partenza.
Nonostante, infatti, l'esistenza sulla carta di una maggioranza parlamentare, certamente anomala, ma pur sempre di una maggioranza si tratta, non è da escludere la possibilità che a breve si vada lo stesso a nuove elezioni.
Tutto potrebbe dipendere dall'esito dello scontro tra il duo Salvini-Di Maio ed il Quirinale sul nome dei futuri Ministri.
Senza entrare nel merito delle scelte squisitamente politiche, ciò che più interessa analizzare è se e come questo scontro rientri nella normale dialettica tra i Poteri: da un lato il Presidente della Repubblica, dall'altro il Parlamento in grado di esprimere una maggioranza.

Se non vi è alcun dubbio che il potere di nomina spetti al Presidente della Repubblica, è altrettanto vero che le nomine debbono godere della fiducia delle due Camere.
Tradotto: l'ultima parola, per la nascita e la tenuta del nuovo Governo, quella decisiva, spetta al Parlamento.
In tal senso, messa da parte la personale opinione che si potrebbe avere per entrambi, sia Salvini che Di Maio hanno tutto il diritto di proporre a Mattarella l'unica squadra di Governo che sarebbero disposti a votare.
Ciò non significa, ovviamente, che per il PdR venga meno la possibilità di esercitare sino in fondo le sue prerogative di fronte a quelli che dal Quirinale sono stati definiti diktat.
Una moral suasion molto decisa e più che comprensibile visti i modi con i quali l'anomala maggioranza si è costituita ed intende operare.

Nei panni del Presidente Mattarella, ad esempio, sarebbe più che lecito ricordare a Salvini e Di Maio che numerosi parlamentari della Lega sono stati eletti nei collegi uninominali, e cioè con anche i voti di elettori che, senza l'accordo con altre forze politiche di centrodestra, in buona parte già schierate all'opposizione, con ogni probabilità non li avrebbero votati.
Se i numeri in Parlamento potrebbero quindi tornare, sotto il profilo dell'effettiva rappresentazione della volontà elettorale da poco espressa, invece, i conti sballano.
Ragionare con i numeri in Parlamento, così come oggi stanno facendo Salvini e Di Maio, come se ci si trovasse in un sistema elettorale di tipo proporzionale puro, è quanto di più intellettualmente scorretto.
Certamente non in discussione la libertà di mandato riconosciuta in Costituzione, più che lecita la ricerca di una mediazione tra le forze politiche, ma un minimo di consapevolezza sul come si è arrivati a divenire maggioranza parlamentare non guasterebbe.
È peraltro abbastanza curioso che forze politiche così fortemente propense al vincolo di mandato, facciano finta di nulla di fronte ad un così palese tradimento del mandato ricevuto da parte degli eletti della Lega nei collegi uninominali, per di più ad inizio legislatura.

Altra questione che sotto il profilo istituzionale provoca non pochi imbarazzi, il Presidente del Consiglio indicato dalle due forze politiche.
Che si tratti, a tutti gli effetti, di un cameriere agli ordini di altri, vi sono pochi dubbi.
A pagina 6 del Contratto di Governo, stipulato prima della scelta del prof. Conte, è infatti scritto chiaramente che i responsabili di tutta la politica dell'Esecutivo sono i contraenti firmatari, cioè Di Maio e Salvini: "I contraenti si impegnano a tradurre questo contratto in una pratica di governo e sono insieme responsabili di tutta la politica dell’Esecutivo."
Il che confligge non poco con l'art. 95 della Costituzione: "Il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile."
Ma come e perché Salvini e Di Maio non sono stati in grado di trovare l'accordo politico per metterci la faccia, così come sarebbe stato costituzionalmente corretto?
Domanda che con ogni probabilità anche il Presidente Mattarella si sarà posto e che avrà posto ai diretti interessati.

Per concludere, siamo di fronte o no a delle anomalie per le quali il Presidente Mattarella potrebbe essere legittimato sino al punto di portare alle estreme conseguenze il braccio di ferro con Salvini e Di Maio?
Non solo, cioè, moral suasion, ma un intervento per il quale potrebbe essere sollevato un eventuale conflitto di Poteri innanzi alla Consulta da parte del Parlamento, se non addirittura la messa in stato d'accusa.
Visti però gli attori in campo, con ogni probabilmente il Presidente Mattarella non rischierebbe nulla nello stoppare il tentativo giallo-verde e nell'inviare alle Camere per la fiducia un suo Governo.
Un Governo certamente già sfiduciato in partenza, di fatto investito per gestire l'ordinaria amministrazione per il tempo strettamente necessario sino alle prossime elezioni.
In fondo, si tratta o no del desiderio nascosto dei due novelli Napoleone, quello di andare quanto prima a nuove elezioni, visto il vento favorevole che sentono spirare dalle loro parti?


Franco Ragusa