Caro Direttore,
il secondo figlio del Porcellum appare diverso dal primo. Ogni individuo possiede un patrimonio genetico a noi sconosciuto, che riserva sorprese e mutazioni, evolvendosi con la selezione naturale. Il Porcellum, d'altra parte, è figlio di una madre di non irreprensibili costumi e di molti padri, uniti fra loro solo da istintiva antipatia per il Matarellum.
 
Tuttavia il referendum ha ripreso inesorabilmente a muoversi e sarebbe necessario che "maggioritari" e "proporzionali" riprendessero a dialogare fra loro, accettando qualche "se" e qualche "ma" nelle loro ferme convinzioni. Tenendo nel debito conto che l'aspirazione a coalizioni omogenee e ad una effettiva alternanza di governo continua ad essere fortemente sentita nell'opinione pubblica. 
 
Esprimo alcune considerazioni, partendo da una mia posizione fondamentalmente "maggioritaria".
Nel suo ultimo editoriale "Ottenere la maggioranza dei seggi con appena il 36% degli elettori" lei sottolinea, esprimendo più che semplici perplessità, come solo il 36% del corpo elettorale governi con una maggioranza del 55% alla Camera.
Non condivido il presupposto latente che tutte le astensioni significhino contestazione globale anziché indifferenza o dubbio. Con la stessa logica si potrebbe suggerire la non democraticità del voto di preferenza perché solo una minoranza dei votanti la esprime, là dove ce lo permettono.  
Neppure condivido l'equivalenza Democrazia = Proporzionalismo. L'"indice di democrazia" dipende da tanti aspetti istituzionali e sociali. Tony Blair ha governato, e Gordon Brown continua a governare, con una maggioranza parlamentare che, se la memoria non m'inganna, ha ottenuto attorno al 36% dei consensi elettorali espressi, e significativamente meno in termini di aventi diritto al voto. Tuttavia la democrazia britannica continua a godere nei secoli di una reputazione migliore di quella italica, soprattutto per la Prima Repubblica.
 
Condivido tuttavia le sue forti preoccupazioni democratiche, ma per altri motivi.
Il motivo principale è legato alla selezione dei candidati, che sono nominati e non eletti; in barba all'articolo 49 della Costituzione, per cui i partiti devono operare "con metodo democratico".
 
Nei sistemi uninominali, come il Matarellum, i partiti scelgono il candidato e gli elettori lo promuovono o lo bocciano: è un sistema grezzo ed imperfetto, ma democraticamente più sicuro dell'attuale. Poiché rimango molto dubbioso sulla possibilità che i partiti italiani, e Forza Italia per primo, si conformino rapidamente all'art. 49., mi concedo di rimpiangere il buon Matarellum, inteso come sistema misto: uninominale a maggioranza relativa + quota proporzionale da definire.
Col tale legge, almeno, gli eletti uninominali rappresentavano l'intera coalizione qualunque fosse la loro provenienza di partito; e solo questa coalizione avrebbe potuto sponsorizzare una loro rielezione.       
Oggi che si tende al bipartitismo questa inadempienza costituzionale diventa drammatica.
La reintroduzione delle preferenze sarà pure imperfetta, ma è comunque necessaria nelle circoscrizioni elettorali plurinominali. E chi non condivide l'obiettivo referendario di limitare ogni candatura ad una sola circoscrizione?
Il Matarellum fu modellato, con qualche concessione proporzionalistica (lo scorporo), sul disegno referendario.
Se nelle ultime elezioni Veltroni e Berlusconi fossero andati "quasi soli" con il Matarellum, Berlusconi sarebbe comunque soddisfatto per una maggioranza altrettanto significativa. Ma anche la Sinistra Arcobaleno sarebbe più felice, perché non sarebbe scomparsa dal Parlamento grazie alla quota proporzionale del 25%; avrebbe quindi conservato un "diritto di tribuna", col quale spiegare di volta in volta agli italiani la propria posizione e le proprie proposte alternative, difendendo in maniera trasparente la propria identità.      
 
Piuttosto che chiedersi perché i fautori del proporzionale puro non abbiano accettato un ragionevole compromesso, quando Veltroni e Bianco lo hanno tentato; o perché Veltroni abbia deciso di andare da solo a costo di una probabile sconfitta mettendo nel suo programma un compromesso istituzionale con Berlusconi, quando i partiti hanno bocciato drasticamente le sue proposte, penso sia meglio guardare avanti. In questo ruolo il suo stimolante giornale Riforme Istituzionali potrebbe svolgere una funzione civile e di formazione istituzionale fondamentale per il Paese nei prossimi due o tre anni.
 
Cordiali saluti,
Mauro Silingardi


Mi conceda tre rapide riflessioni.
La scelta dei due partiti maggiori di utilizzare il Porcellum per ridurre il tutto una sfida a due ha prodotto due risultati innegabili.
Circa due milioni di elettori si sono allontanati dalla politica.
Tutta protesta?
Diciamo che non lo sappiamo. Il dato sta lì ed è curioso che tutti facciano finta di non vederlo.
Il centrodestra ottiene la maggioranza dei seggi pur ottenendo 2 milioni di voti in meno rispetto al 2006. Anche riguardo a questa anomalia, la censura più totale.
Concordo con lei che l'impossibilità di scegliere i candidati è qualcosa che va sanato al più presto. Di sicuro, però, non con la riproposizione dei collegi uninominali: anche con l'uninominale, se si vota per il governo, quindi per un partito o una coalizione in grado di vincere, alla fine si subisce il candidato imposto.
Il compromesso proposto da Veltroni sulla legge elettorale, infine, non è mai esistito.
Il rapporto privilegiato era tra Veltroni e Berlusconi, con gli alleati di governo messi ai margini.
La famosa bozza Bianco, che limava le parti peggiori della bozza Vassallo, venne per altro ritenuta irricevibile proprio dall'interlocutore privilegiato.
Piaccia o no ai fautori del "PD che corre da solo" (grazie ad una legge elettorale su misura), il sig. Berlusconi ha approffittato delle velleità veltroniane per giocare al "gatto con il topo", riuscendo, nel breve giro di due mesi, a rinsaldare la propria coalizione mentre Veltroni sfasciava la propria.
Cordiali saluti

Franco Ragusa