Da www.perilproporzionale.org - Cara Luciana,
vedendo spesso "che tempo che fa", sono rimasto molto colpito dalle tue (possiamo definirle così?) esternazioni nei confronti del mancato accorpamento dei prossimi referendum con le elezioni europee.
Brava come sempre, certamente agevolata dal fatto che il dentista Calderoli ben si presta ad essere oggetto d'ilarità, permettimi però di criticare l'estrema leggerezza, vista l'importanza del tema affrontato, con la quale ti sei addentrata in un terreno a dir poco minato.

Che per l'approvazione dei quesiti referendari si debba raggiungere il quorum del 50%+1, e che non si dovrebbe quindi ricorrere a qualsiasi tipo di forzatura per raggiungere questo obiettivo, tanto meno da parte delle Istituzioni, non l'ha deciso un dentista, bensì un impianto di garanzie che si chiama Costituzione.
La questione sull'eventuale accorpamento della consultazione referendaria con un altro tipo di appuntamento elettorale non andava quindi messa in berlina, ma affrontata seriamente tenendo conto, appunto, che ad un elettore che si reca a votare per le europee o per le amministrative potrebbe risultare "imbarazzante" rifiutare le sole schede per il referendum.
Come potrebbe ad esempio risultargli "imbarazzante" essere costretto a votare per le europee o le amministrative davanti a tutti.
E per evitare questo tipo di "imbarazzi", infatti, ci sono norme tese a tutelare che il diritto di voto venga esercitato senza "imbarazzi".
Come e perché, quindi, l'adottare un comportamento previsto dalla nostra Costituzione per impedire l'approvazione di un referendum dovrebbe essere esercitato con ... l'imbarazzo di farlo sapere a tutti?
Se una persona non si reca al seggio potrebbe averlo fatto per un'infinità di motivi; se si reca al seggio e rifiuta le sole schede per il referendum l'ha fatto per un motivo solo: ha voluto contribuire, con un comportamento elettoralmente rilevante, al fallimento dell'iniziativa referendaria.
Un'iniziativa referendaria, per altro, che come lo stesso Berlusconi ha candidamente ammesso, ha lo scopo di fare un bel favore ai partiti maggiori.
E per quanto i tempi siano cambiati, l'idea di mettersi contro gl'interessi di un potere forte, manifestando pubblicamente la propria contrarietà ad un'iniziativa referendaria che così tanto piace al nostro Presidente del Consiglio, potrebbe forse spingere molti elettori a non sentirsi così liberi nel decidere se ritirare o no le sole schede per il referendum.

Per concludere, che la democrazia abbia dei costi non è una novità. Al punto che, fortunatamente, a 500.000 cittadini può essere consentito proporre, con costi elevati per la collettività, un quesito referendario.
Ma proprio per questo, e in considerazione del fatto che tra soglie di sbarramento e leggi elettorali sempre più orientate a limitare la rappresentanza delle forze minori, con 500.000 voti potrebbe non essere possibile ottenere un solo parlamentare, appare quanto mai curioso che sulla base degli stessi numeri, e per questioni meramente economiche, possa invece venir meno un principio di fondamentale importanza quale il diritto alla libera e segreta espressione della volontà degli elettori.

Con i più cordiali saluti

Franco Ragusa