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Purtroppo, di nuovo in evidenza: Stop Racism
Gianluigi Pellegrini è un esperto di materia elettorale: «Non vi è alcun problema di interpretazione
I consiglieri regionali da proclamare sono 70, come prevede lo Statuto, e non 78, come vorrebbe la norma del Tatarellum cui la legge pugliese fa rinvio.
La tesi, riccamente argomentata, è dell’avvocato Gianluigi Pellegrino, la cui competenza in materia è stata irrobustita dalle recenti vicende legate all’ammissione della lista del Pdl nel Lazio (il legale difendeva il Pd e l’ipotesi risultata vittoriosa della non ammissibilità). «Anche lì - dice Pellegrino - il cuore del problema era la prevalenza della legge elettorale regionale sulla norma statale».

Come va regolata la questione pugliese?
«Chiariamo che non vi è alcun problema di interpretazione. E se ci fosse, andrebbe risolto adottando due criteri di prevalenza. Il primo: in materia elettorale, la legge regionale di dettaglio prevale su quella statale. Il secondo: all’interno della disciplina regionale, lo Statuto prevale sulla legge ordinaria. Le norme sono chiare e ribadite dagli atti del presidente Vendola».

A quali atti si riferisce?
«A due decreti, firmati il 4 febbraio scorso. Con il primo, il governatore indice le elezioni. Con il secondo indivua in 70 i consiglieri da eleggere, poi suddivisi per circoscrizione. In particolare fissa in 56 quelli da eleggere per la quota ordinaria e secondo metodo proporzionale. E ciò in quanto sono 13 quelli da attribuire come "premio di maggioranza" e uno il seggio per il presidente».

La Regione ha chiesto alla Corte d’appello di fare chiarezza.
«Non ce n’è bisogno. Gli uffici elettorali della Corte d’appello si devono limitare a rispettare i decreti del presidente della Regione e non hanno competenza sul numero dei seggi». Questo però non risolve il problema della proporzione da rispettare: 60% alla maggioranza e 40 all’opposizione. Ossia il principio fissato dal Tatarellum, cui la legge pugliese fa esplicito rinvio. «Si guardi bene la legge pugliese (n.2 del 2005, ndr). All’articolo 1 dice: "Per quanto non espressamente previsto e in quanto compatibili con la presente legge" sono recepite le norme di due leggi statali: la 108 del ’68 e la 43 del ’95 (il Tatarellum). La chiave di volta è in quelle parole: in quanto compatibili ».

Cosa significa, in concreto?
«Che il Tatarellum non è applicabile nella parte in cui è incompatibile con la legge pugliese e, a maggior ragione, con lo Statuto. La norma statutaria dispone che i consiglieri siano 70. E la stessa legge elettorale pugliese, all’articolo 3, parla di 70 senza prevedere alcuna eccezione».

E del principio di "governabilità", ossia la salda maggioranza alla coalizione che vince, che ne è?
«La legge pugliese ha compiuto una scelta diversa, nel momento in cui ha stabilito che 56 seggi sono attribuiti con metodo proporzionale. E solo i 13 successivi costituiscono il premio di maggioranza. Se si ritiene insufficiente questo "premio", non si è autorizzati a rendere la legge più maggioritaria di quanto non sia».

Che succede ora?
«La Corte d’appello deve proclamare 70 consiglieri. Non esiste nell’ordinamento pugliese, in quanto incompatibile come abbiamo detto prima, il premio ulteriore "di governabilità" che è presente nel Tatarellum e vuole una proporzione 60-40 tra maggioranza e opposizione».

Gli otto possibili consiglieri, individuati per la "governabilità", potrebbero impugnare la proclamazione?
«Certo, ma se fossero proclamati consiglieri, qualsiasi cittadino potrebbe impugnare l’atto per chiedere il rispetto dello Statuto. Non c’è un bivio, c’è un’unica possibilità. E non c’è caos. Il caos si creerebbe con la partecipazione di otto persone non titolate alla composizione di un’assemblea elettiva. Questo è il primo banco di prova per Vendola: non ceda alle pressioni comprensibili della sua maggioranza».

Il governatore ha dichiarato che «non è tecnicamente possibile» tornare a 70.
«Credo di aver dimostrato che non è così. La legge è giusta e chiara quando parla di 70 consiglieri. Come giusti e chiari sono i decreti di Vendola, che vanno rispettati».

Francesco Strippoli

02 aprile 2010