I Giuristi Democratici esprimono la loro riprovazione per le nuove interferenze nell'attività giudiziaria, operate stavolta non solo dal solito sindaco di Roma e dalla Presidente della Regione Lazio, ma addirittura dal Ministro della Giustizia, in merito al processo ad alcuni degli imputati per i fatti del 14 dicembre, in corso a Roma. Se il biasimo espresso nei confronti dei giudici, "colpevoli" di aver scarcerato i manifestanti arrestati applicando solo in pochi casi misure cautelari è solo l'ultimo episodio di una serie di pesanti ingerenze tese a ottenere pronunce più severe sullo status libertatis di soggetti non ancora giudicati in primo grado, l'annuncio di ispezioni ministeriali costituisce un evidente tentativo di intimidazione nei confronti dell'autorità giudicante.
 
Tutto ciò, in uno stato realmente di diritto, è intollerabile. Che il garantismo tanto sbandierato dall'attuale compagine governativa fosse in realtà pretesa d'impunità unicamente per i propri sodali, lo si era compreso da tempo. Cionnondimeno, oggi si è in presenza di atti di manifesta malafede da parte di tutti i soggetti coinvolti nell'ennesimo tentativo di intromissione in vicende processuali. Costoro sanno bene che gli imputati sono giovani, incensurati e privi di pendenze, e che non viene loro contestato un ruolo attivo negli scontri. In barba alla presunzione di innocenza, però, chiedono —anzi, pretendono— nei confronti di tutti indistintamente gli imputati misure da stato di polizia.
Di fronte all'annuncio di misure palesemente anticostituzionali come il DASPO per i manifestanti o, peggio, degli arresti preventivi evocati nelle ultime ore, i Giuristi Democratici, impegnati a garantire la libera espressione del pensiero e il godimento dei diritti costituzionali, nonché l'instaurazione di un contesto propizio al pacifico svolgimento delle manifestazioni, ritengono che vada innalzata la guardia degli irrinunciabili presidi di libertà contenuti nella nostra legge fondamentale e denunciata con forza la pericolosa deriva autoritaria di un governo e di una maggioranza sempre più deboli nei numeri e delegittimati da tutte le istanze democratiche di lotta, ma al contempo sempre più protervi e arroganti.

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