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Purtroppo, di nuovo in evidenza: Stop Racism
da La Stampa, di Maurizio Tropeano
La Corte Costituzionale respinge il ricorso del Consiglio di Stato sulle presunte irregolarità nelle scorse elezioni regionali.
Bresso: «Una privazione della giustizia».
I legali di Cota: «Esito scontato»
 
Per accertare l’irregolarità delle liste elettorali al centro della contesa tra l'ex presidente del Piemonte Mercedes Bresso e l'attuale governatore Roberto Cota, occorrerà attendere il responso del giudice civile. E' quanto ha stabilito oggi la Corte costituzionale respingendo il ricorso del Consiglio di Stato che eccepiva la costituzionalità di diverse leggi «nella parte in cui impongono la sospensione del giudizio amministrativo in caso di querela di falso e precludono in materia elettorale al giudice amministrativo di accertare incidentalmente eventuali falsità in atti del procedimento elettorale». Secondo la Consulta, presieduta da Alfonso Quaranta, la questione non è fondata.

E ora per stabilire se l'esito delle elezioni regionali del 2010, vinte da Cota con lo scarto di soli novemila preferenze, sono state inficiate dalla lista Giovine, sottoposta a giudizio per falso davanti al giudice civile, ora occorrerà rispettare i tempi della giustizia civile che difficilmente si pronuncerà in modo definitivo prima della fine della legislatura.

Sul ricorso del Consiglio di Stato aveva pesato anche la condanna, intervenuta in primo grado in sede penale, a due anni e otto mesi per il consigliere regionale Michele Giovine ritenuto responsabile di aver inserito nella sua lista candidati senza il loro consenso o addirittura a loro insaputa. In altre parole un accertamento implicito dell’irregolarità della lista, che ottenne 27mila voti e fu decisiva per il risultato elettorale, ma che a questo punto però dovrà seguire un iter processuale ad hoc. Le motivazioni della decisione della Consulta saranno depositate tra un mese circa.

«La Corte costituzionale non ha avuto il coraggio di affermare il principio della ragionevole durata del processo nel caso di ricorsi elettorali. Trovo assurdo che la giustizia amministrativa possa dichiarare l'illegittimità delle elezioni dopo molto tempo dal voto. Ci troviamo di fronte a una privazione di giustizia». L’ex presidente della regione Piemonte, Mercedes Bresso, commenta così l’orientamento della Corte Costituzionale che ha ritenuto non fondato il ricorso presentato dai suoi legali: tocca ai giudici ordinari e non a quelli amministrativi dirimere la querelle legata ai ricorsi elettorali e alla firme false della lista Pensionati per Cota. L’ex presidente si rammarica perché «la Corte non ha riconosciuto la particolarità del procedimento giudiziario in materia elettorale. Vorrà dire che per avere giustizia in caso di elezioni palesemente truccate bisognerà aspettare oltre la durata dei mandati politici». Secondo Bresso, infatti, «si tratta di un falso palese già accertato dal Tribunale penale di Torino, nella cui sentenza è chiara la modalità criminale della Lista a sostegno di Cota. A questo punto, come cittadino non rimane che attendere i tempi ordinari della giustizia penale e civile».

Di segno opposto, ovviamente, la reazione dei legali del presidente Cota . «Ci avevo creduto fin dall’inizio, era una decisione scontata. Sul piano ordinamentale sarebbe stato un rivolgimento molto significativo», ha commentato Angelo Clarizia, che insieme all’avvocato Luca Procacci, ha seguito l’iter processuale.

Stessa sorte di Cota anche per Formigoni. La Corte costituzionale ha stabilito oggi che soltanto il giudice civile è autorizzato a controllare la veridicità delle firme per la presentazione di liste e candidati alle elezioni. Per questo, visto che i tempi della giustizia civile sono in genere superiori a quelli della durata di una legislatura, il governatore lombardo non rischia più l'annullamento del voto che lo ha eletto per la quarta volta alla guida della Regione. Ad essere sconfitti sono invece i radicali che annunciano di voler ricorrere nelle sedi internazionali e che hanno scritto una lettera di protesta al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. La conseguenza della decisione della Consulta, scrive Marco Cappato, già candidato della Lista Bonino-Pannella alla presidenza della Lombardia escluso dalla competizione elettorale, al Capo dello Stato, «non riguarda soltanto le elezioni regionali del Piemonte, né soltanto quelle della Lombardia, dove noi Radicali abbiamo portato le prove della gigantesca truffa elettorale compiuta nella presentazione delle Liste di Roberto Formigoni, con un migliaio di persone che hanno confermato in Procura della Repubblica di non aver mai firmato quelle liste».