Il nostro sistema costituzionale è di tipo parlamentare, ma la legge elettorale realizza il suo esatto contrario.
È questo il motivo per il quale la critica alle primarie portata avanti oggi da Grillo è fuori luogo, in quanto non contesta la violazione determinata dalla legge elettorale. Anzi, ora guai a  rivedere il premio di maggioranza per chi prende più voti.
    
Con tanti buoni motivi che vi sono per opporsi alle primarie, come e perché Grillo continui ad attaccare la consultazione organizzata dal PD, sostenendo  però la madre di tutte le sciocchezze, è decisamente un mistero.
Se si è contrari alle primarie per la scelta del candidato alla Presidenza del Consiglio, perché figlie dei meccanismi elettorali di tipo maggioritario e perché si è contrari ad ogni semplificazione e riduzione dei meccanismi democratici, ok; ma definirle inutili perché sulla carta è il Presidente della Repubblica che nomina il Presidente del Consiglio ("In Italia non esiste il premierato, non esiste di conseguenza il candidato premier"), allora significa che dalle parti di Grillo non capiscono nulla di leggi elettorali e, in particolare, delle forzature di tipo maggioritario.
Secondo il ragionamento di Grillo, infatti, anche le primarie americane sarebbero inutili, in quanto gli elettori scelgono soltanto dei grandi elettori che poi, a loro volta, votano per eleggere il Presidente.
Ma se questi grandi elettori dichiarano prima per quale candidato voteranno, promessa che poi mantengono, e se il meccanismo di scelta dei grandi elettori e di tipo maggioritario, due più due fa quattro ed il risultato finale non potrà che essere scontato, per cui, di fatto, l'elezione del Presidente degli Stati Uniti risulta, negli effetti concreti, di tipo diretto, senza alcuna mediazione o intervento reale da parte dei grandi elettori.
Né più e né meno del meccanismo che si è instaurato in Italia a partire dall'introduzione del Mattarellum prima e il Porcellum dopo.
Appurato che chi prende più voti, al 25% o al 49% non fa alcuna differenza, ottiene il 55% dei seggi, al Presidente della Repubblica non rimane molto da tirarla per le lunghe, perché, appunto, chiunque venga nominato, deve poi fare i conti con la maggioranza parlamentare uscita blindata grazie al Porcellum.
Del resto, provi Grillo a pensare cosa potrebbe succedere nel caso il Movimento 5 Stelle riuscisse ad ottenere il premio di maggioranza: a chi toccherebbe, di fatto, la parola decisiva riguardo la scelta del Presidente del Consiglio?