ALLE PARLAMENTARI E AI PARLAMENTARI DEL PARTITO DEMOCRATICO
Le Camere si accingono a discutere un disegno di legge di riforma del mercato del lavoro che viene propagandata come inevitabile, e viene giustificata con il fatto che ad oggi in Italia un imprenditore in gravi difficoltà economiche non possa ridurre il proprio personale.
Quali deputati e senatori del PD, saprete sicuramente che quanto sopra non corrisponde a verità, in quanto il nostro ordinamento prevede espressamente la possibilità di licenziare per motivi economici, essendo previsto il licenziamento per giustificato motivo oggettivo (fino a 5 dipendenti) o collettivo (oltre i 5 dipendenti) e che la stessa OCSE pone l'Italia al di sotto della media europea per quanto attiene agli indici della rigidità in uscita.
È tempo di spending review e di sacrifici, ma di dove vanno a finire i soldi che la RAI spende per finanziare la realizzazione di film e fiction, non importa nulla a nessuno. “Un prodotto girato all’estero”, è la denunzia portata avanti dal Coordinamento Lavoratori Industria Audiovisivo (CLIC), “porta lavoro e ricchezza al di fuori dell’Italia, e se questi soldi provengono dalla RAI, i contribuenti oltre al canone pagheranno maggiori tasse per compensare il minor gettito fiscale, i mancati contributi dei lavoratori e anche per non avere ricevuto alcun beneficio in termini di ‘economia generata’.”
Con una inammissibile precipitazione il Senato ha approvato in commissione un disegno di legge di riforma costituzionale che s´intende portare in aula già martedì prossimo. Ma la Costituzione non può essere profondamente mutata senza una vera discussione pubblica, senza che i cittadini adeguatamente informati possano far sentire la loro voce. E´ inaccettabile che la richiesta di partecipazione, così forte ed evidente proprio in questo momento, venga ignorata proprio quando si vuole addirittura modificare l´intero edificio costituzionale. I cittadini, che negli ultimi tempi sono tornati a guardare con fiducia alla Costituzione, non possono essere messi di fronte a fatti compiuti.
La riforma del mercato del lavoro cambia l'articolo 18. Con il via libera al primo dei quattro maxiemendamenti alla riforma del lavoro sui quali il governo ha chiesto la fiducia cambiano le regole sui licenziamenti. Ecco come.
Di Stefano Rodotà, La Repubblica - Berlusconi ha deciso di far saltare il tavolo delle riforme costituzionali proponendo addirittura l´abbandono della Repubblica parlamentare e il passaggio a quella presidenziale. Non è una mossa imprevista, perché da sempre ha considerato la Costituzione come un terreno di scorrerie, una merce di scambio, un oggetto odiato, dunque da aggredire tutte le volte che se ne presenta l´occasione. Ma questa volta vi è qualcosa di più. La proposta dell´elezione diretta del presidente della Repubblica è un evidente tentativo di uscire dalle difficoltà politiche nelle quali è piombato, cercando di volgere a suo favore l´onda populista che percorre l´Italia e rilanciando se stesso come protagonista di questa nuova fase, spostando così i termini della discussione interna al suo partito nella speranza di una rinnovata unificazione intorno alla sua persona.
“No al Presidenzialismo”: un “no” da avanzare immediatamente, proprio in questo momento, in cui la proposta dell’elezione diretta del Presidente della Repubblica viene “rilanciata” dall’agonizzante centrodestra e dal suo “antico” leader (sulla differenza tra presidenzialismo e semipresidenzialismo torneremo in altra occasione: adesso è il momento di proclamare nettamente, senza se e senza ma come usa dire adesso, una contrarietà di fondo). Non basta parlare di “strumentalizzazioni”, oppure limitarci al “non c’è più tempo” riferendoci alla declinante legislatura in corso.
Lettera al Senato della Repubblica del prof. Gianni Ferrara, per conto e in nome dell'Associazione “Per la democrazia costituzionale”, sulle questioni riguardanti la riforma costituzionale in discussione nella I Commissione del Senato.
Onorevole Senatrice, Onorevole Senatore, la ragion d’essere dell’Associazione “Per la democrazia costituzionale” ci impone di esprimere un giudizio meditato ma allarmato sul progetto di “Revisione di alcune norme della Costituzione” presentato dal senatore Vizzini il 12 aprile scorso. Ne riassumiamo i motivi.