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Purtroppo, di nuovo in evidenza: Stop Racism

di Felice Besostri*

Causa disinformazione imperante sull'argomento, soltanto in pochi sanno che dal 2008 ad oggi i tentativi di far arrivare il Porcellum innanzi alla Corte Costituzionale sono stati più d'uno.
Vista, infatti, la preclusione dei giudici amministrativi a trasmettere la questione alla Corte Costituzionale, con l’iniziativa dell’avv. Bozzi e con la sua regia venne in seguito proposta un’azione ordinaria di accertamento del diritto per un cittadino italiano di votare in conformità alla Costituzione.

 
In breve, il Tribunale Civile di Milano non accoglie le eccezioni di inammissibilità dell’Avvocatura dello Stato, infatti non c’erano procedure elettorali in corso, ma nel merito respinge, e questo senza fare un minimo cenno alle sentenze della Corte Costituzionale ma limitandosi alla trita e ritrita considerazione che la Costituzione non aveva costituzionalizzato una legge elettorale proporzionale, anche se la presuppone, quando stabilisce una serie di maggioranze QUALIFICATE PER ELEZIONE DI ORGANI DI CONTROLLO E RIFORMARE LA COSTITUZIONE. Basti pensare all’art. 138, c. 2 Cost, che tra i soggetti legittimati a chiedere il referendum confermativo di  una legge di rango costituzionale vi è un quinto dei membri di una CAMERA.
Orbene grazie all’alterazione dell’uguaglianza di voto una formazione con un quarto dei voti, il Mov. 5 Stelle, non raggiunge un quinto dei parlamentari né alla Camera, né al Senato: una garanzia costituzionale è saltata, ma è tutta  la logica dei quorum di garanzia, che viene messo in discussione. La sentenza dei giudice unico (Tribunale Civile di Milano, Sez. I n. 5330720119 presenta inoltre una strana particolarità: la citazione di ampi stralci di un’ordinanza dello stesso Tribunale mai pubblicata (non è una sentenza), né commentata su una rivista di diritto o rassegna di giurisprudenza. Per predisporre l’appello  se ne chiese copia, che ci fu rifiutata per la legge sulla privacy! Questa circostanza fu evidenziata nell’impugnazione.
Il Tribunale ha fatto finta di non accorgersi della questione del premio di maggioranza, la Corte d’Appello, la cui composizione fu alterata alla vigilia della decisione, non poteva far finta di niente, dal momento che l’omessa pronuncia era uno dei motivi d’impugnazione. Allora è andata per le spicce e si è sostituita alla Corte Costituzionale entrando nel merito delle eccezioni invece di limitarsi alla manifesta infondatezza (CdA Milano sez. IV Civile n.1419/2012). Il giudizio ora pende in Cassazione, l’udienza fissata per il 30 gennaio fu dapprima rinviata a data da destinarsi, per essere poi rifissata al 21 marzo 2013, cioè dopo le elezioni.
Nelle puntate precedenti era logico che la Presidenza del Consiglio, da cui dipende l’Avvocatura dello Stato  e che la difendeva unitamente al Ministro degli Interni difendesse la costituzionalità di un provvedimento della sua maggioranza. Monti e la Cancellieri, che interesse avevano a non dare istruzioni all’Avvocatura di concordare per una richiesta congiunta di rimessione alla Corte Costituzionale, invece di insistere sulla linea berlusconiana, non lo si è capito, anche perché s’è guardato bene di darne spiegazioni al sen. Antonio Del Pennino, che aveva presentato un’articolata interrogazione in proposito. Un atteggiamento denunciato dai legali, ma ripreso soltanto dal Manifesto, con un articolo di Fabozzi del 8 novembre di quest’anno:
http://www.ilmanifesto.it/areaabbonati/argomenti/manip2n1/20121108/manip2pz/331346/?tx_maniabbonatimvc_pi2%5Bsezione%5D=PRIMA&cHash=a7f494090e3395008ea038c262409518

Si possono solo fare ipotesi al limite della speculazione di avere le mani libere di intervenire, con la copertura del Capo dello Stato in zona Cesarini con un decreto-legge ovvero di non correre il rischio che con una legge elettorale appena più potabile sarebbe stato più agevole un scioglimento anticipato delle Camere. C’è una legge del contrappasso: i progetti politici di Monti sono naufragati grazie al porcellum: alla Camera sono superflui e al Senato insufficienti. La decisione della Cassazione sarà il primo test di un cambiamento di orientamento del magistratura. Per farlo non ha bisogno di riformare la sua consolidata giurisprudenza, riconfermata di recente in materia di operazioni elettorali, lasciate alla giunta delle elezioni. Innanzi alla Cassazione non si discute di operazioni elettorali, ma di diritto di votare secondo Costituzione.
Milano, 4 marzo 2012

* Felice Besostri, già ricercatore e docente di Diritto Pubblico Comparato, è stato membro della Commissione Affari Costituzionali del Senato della Repubblica nella XIIIa legislatura, nonché componente della Commissione Giuridica dell’Assemblea  Parlamentare del Consiglio d’Europa (1997-2001).