Finora si è conosciuto un tipo unico di licenziamento che, nelle aziende di certe dimensioni (di cui ci occupiamo), è legittimo soltanto se sussiste la giusta causa (e qui non serve preavviso) oppure il giustificato motivo. Il licenziamento disciplinare è un licenziamento per giusta causa o giustificato motivo "soggettivi" rispetto al quale possono essere previsti adempimenti o limitazioni in contratto collettivo, ma non ha vera autonomia nell'ambito della generale categoria del licenziamento, e sempre, in caso di soccombenza datoriale, il licenziato ottiene anche la reintegrazione. Attualmente Il datore di lavoro licenzia, e il lavoratore è onerato a impugnare entro sessanta giorni, ma può iniziare la lite dopo, quando gli pare e piace. In giudizio, il datore deve poi dimostrare la giusta causa o il giustificato motivo, altrimenti perde la causa, nel qual caso deve reintegrare e pagare tutti gli emolumenti non corrisposti al licenziato, più interessi e rivalutazione.
In attesa di essere ratificato dai singoli Stati, il 2 marzo 2012 venticinque Capi di Governo dell'Unione Europea, tra cui il Presidente del Consiglio Monti, hanno firmato il "trattato sulla stabilità", il cosiddetto "Fiscal compact", che imporrà un'ulteriore limitazione di sovranità.
Ai fini dell'osservanza del trattato, gli Stati membri s'impegnano ad introdurre nelle legislazioni nazionali il pareggio di bilancio, al più tardi entro un anno dopo l'entrata in vigore, con disposizioni vincolanti e di natura permanente, preferibilmente di tipo costituzionale.
Gianni Ferrara - ilmanifesto.it Non c'è dubbio che sia giunta ad una fase avanzata la transizione dalla democrazia voluta e disegnata dalla Costituzione repubblicana ad un ben diverso ordinamento. La Repubblica è a sovranità limitata, limitata dal capitale finanziario, dal capitale tout court. Si può dire che la «sovranità appartiene al popolo - ma - che la esercita nei limiti» invalicabili della retribuzione dei capitali nella misura fissata dai detentori degli stessi capitali «e nelle forme» residuate dalla cessione dei poteri dello stato democratico alle istituzioni tecnocratiche europee. Altrettanto chiara appare la sorte della «Repubblica fondata sul lavoro » dannata anche nella memoria (dall'alterigia del senatore Monti).
ilmanifesto.it - Il reintegro in Germania è un diritto. Intoccabile. Nonostante le varie "manutenzioni" apportate dai vari governi. Anche socialdemocratici, che l'hanno pagata cara alle urne. La diversità con l'Italia è il patteggiamento.
paneacqua.info - O il Governo è incredibilmente “disinformato” oppure è “spregiudicato”, ma in entrambi i casi mente in modo “sconcertante”, visto che tenta di “far apparire come concessioni” ai sindacati quelle che in realtà “sono tutele già acquisite da anni dalla legge”. A dirlo sono decine e decine (per la precisione 53) di giuslavoristi, professori ed esperti di diritto che da Bologna si ergono a protestare contro le novità annunciate oggi dal Governo Monti in tema di lavoro.
Il ministro della Giustizia Paola Severino lo dice chiaro e forte: «La responsabilità diretta dei magistrati non esiste in nessun paese Ue. Neppure la sentenza, più volte evocata, della Corte di giustizia europea richiede questo tipo di disciplina» precisa davanti alla commissione Antimafia. Di lì a poco, l'Anm ripeterà la stessa cosa davanti alla commissione Giustizia del Senato aggiungendo che l'unica strada per affrontare il problema è lo «stralcio» della norma-Pini dal ddl Comunitaria.
ASSOCIAZIONE NAZIONALE GIURISTI DEMOCRATICI Stiamo seguendo con grande preoccupazione l'andamento della trattativa sulla riforma del mercato del lavoro e, in particolare, quella relativa alla modifica, se non all'abolizione, dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.
Non c'è ancora in Italia una legge che permette i matrimoni omosessuali, ma questo non vuol dire che i gay abbiano meno diritti di una coppia di sposi. Una sentenza
Misure “lacrime e sangue” sono la ricetta del governo delle banche e della finanza che, con il sostegno del centro-destra e del centro-sinistra, è ormai in carica da oltre tre mesi. Il massacro sociale del governo Monti dilagherà se verrà applicato il trattato europeo deciso dai governi Merkel, Sarkozy e Monti. Ora vogliono cambiare la Costituzione, senza consultare i cittadini e imponendo il pareggio di bilancio. Ora vogliono imporre un trattato, il fiscal compact, che impone la schiavitù del debito per vent’anni. Per vent’anni dovremo sacrificare i diritti sociali e quelli delle lavoratrici e dei lavoratori, per pagare il debito agli stessi affaristi e speculatori che l’hanno creato.
Dal Manifesto 09.03.2012, di Gianni Ferrara Il «fiscal compact» europeo e il pareggio di bilancio inserito nella Costituzione cancelleranno i diritti. I diritti, infatti, costano. E se lo stato non potrà più indebitarsi, lo scandalo della ricchezza dei singoli contro la povertà del pubblico sarà sancito per sempre. Monti ha già firmato, Hollande resiste. La Francia, per ora, è l'unica speranza per l'Europa. Questo inverno sarà ricordato. Dai costituzionalisti, dagli economisti, dai filosofi della politica, dagli storici. Lo sarà perché sta segnando il compimento della controrivoluzione iniziata in Occidente negli anni 70-80 dello scorso secolo a mezzo del neoliberismo, usato come reazione all'instaurazione dello stato sociale condannandolo all'estinzione. Lo ha già ridotto ad una larva. Sarà abbattuto.