Giorgio Cremaschi, da "Liberazione" del 16 giugno 2010
Pare il sogno di Silvio Berlusconi. Un referendum che in una volta sola cancelli tutte quelle parti della Costituzione, tutti quei pesi e contrappesi nelle istituzioni, che danno fastidio alla libertà dell’impresa e soprattutto a quella di alcuni imprenditori. Un referendum ove sia possibile solo il sì perché il no comporterebbe la minaccia di mettere in crisi tutto il bilancio dello Stato. Per ora in Italia questo incubo non è realizzabile. Nonostante tutto alcune regole e garanzie di fondo lo impediscono. Senza particolare scandalo, però è su questo che si vuole far votare i lavoratori di Pomigliano. Oramai è chiaro a tutti, anche a chi continua a far finta di non aver capito. Nello stabilimento Fiat campano non si discute più di produttività o di flessibilità, l’azienda vuole imporre un altro contratto nazionale, un’altra legge dello stato, un’altra Costituzione. Nel nome del più antico dei ricatti: o rinunci ai tuoi diritti o non lavori. (...)
Promossa da esponenti di forze politiche, sindacali, e culturali si è formata, presieduta da Gianni Ferrara, l’Associazione Per la democrazia costituzionale. Come il nome ben esprime, il compito primario dell’Associazione è di promuovere i valori della democrazia costituzionale da anni sotto assedio da parte delle forze del centrodestra e delle correnti ‘revisioniste’ dello stesso centrosinistra, che si sforzano di imporre il bipolarismo/bipartitismo e la ‘democrazia governante’, che stanno esautorando le istituzioni della rappresentanza politica a tutti i livelli.
La segretaria della Cgil "dice sì alla difesa dell'occupazione e al futuro dello stabilimento" di Pomigliano "e sì alla necessità di rendere pienamente produttivo il futuro investimento", ma "chiede alla Fiat di riflettere" sul fatto che "una proposta di accordo possa violare leggi e Costituzione".
... l'informazione appartiene a un'altra sfera e non può diventare un'appendice, una funzione servente, un organo della politica e del governo (come avviene nei momenti eccezionali della guerra o del pericolo per la sicurezza nazionale). È la separazione dei poteri (e l'informazione è un potere) a richiederlo e a determinare la possibilità della contraddizione. Sono i regimi autoritari, quelli in cui non vi sono contraddizioni. Ma allora, lì, la stampa vive delle informazioni che il potere politico, caso per caso o per legge non fa differenza, l'autorizza a rendere pubbliche; vive degli ossi che il padrone le butta.
(22-04-2010) da repubblica.it, di Michele Ainis Al suo rientro nella vita pubblica dopo la maternità (auguri), il ministro Gelmini ha battezzato la prima iniziativa per celebrare i 150 anni dell’Italia unita: la disunione dei docenti. Come? Con una legge sugli insegnanti regionali, che ammetta in graduatoria soltanto chi risiede in quel determinato territorio.
Da repubblica.it - La suprema corte amministrativa accoglie il ricorso di un docente veronese "penalizzato" a Trento I giudici dichiarano illegittimo il bando della Provincia autonoma e girano il caso alla Corte costituzionale
Gianluigi Pellegrini è un esperto di materia elettorale: «Non vi è alcun problema di interpretazione I consiglieri regionali da proclamare sono 70, come prevede lo Statuto, e non 78, come vorrebbe la norma del Tatarellum cui la legge pugliese fa rinvio.
Da Repubblica.it - Ilvo Diamanti Il risultato del Festival di Sanremo è utile a capire come funziona la democrazia rappresentativa. Tanto più e soprattutto in un sistema maggioritario e presidenziale, dove "vince uno solo". Quello che prende più voti. Al tempo della democrazia personale e mediatica. Naturalmente, dipende dagli elettori. Il "popolo sovrano". Che in questo caso, come abbiamo visto, non è uno solo. I popoli sovrani sono molti e non la pensano allo stesso modo. Anzi, pensano in modo molto diverso.
23-01-2010, da lastampa.it - Mario Deaglio A prima vista non si direbbe che il governo della Repubblica Popolare Cinese e la Corte Suprema degli Stati Uniti abbiano molto in comune. Eppure nelle ultime quarantott’ore hanno adottato decisioni o preso posizioni sostanzialmente simili che potrebbero incidere molto fortemente sulla vita dei normali cittadini. Al di là delle apparenze, in entrambi i casi rischia di essere limitato il diritto di esprimere, diffondere o ricevere opinioni su Internet.
da il corriere.it - di Ernesto Galli della Loggia Il 28 e 29 marzo gli italiani andranno a votare per eleggere, insieme ai «governatori» delle 15 regioni interessate, altrettante assemblee la cui utilità è da considerare in pratica eguale a zero: i consigli regionali.