Di Stefano Rodotà, La Repubblica - Berlusconi ha deciso di far saltare il tavolo delle riforme costituzionali proponendo addirittura l´abbandono della Repubblica parlamentare e il passaggio a quella presidenziale. Non è una mossa imprevista, perché da sempre ha considerato la Costituzione come un terreno di scorrerie, una merce di scambio, un oggetto odiato, dunque da aggredire tutte le volte che se ne presenta l´occasione. Ma questa volta vi è qualcosa di più. La proposta dell´elezione diretta del presidente della Repubblica è un evidente tentativo di uscire dalle difficoltà politiche nelle quali è piombato, cercando di volgere a suo favore l´onda populista che percorre l´Italia e rilanciando se stesso come protagonista di questa nuova fase, spostando così i termini della discussione interna al suo partito nella speranza di una rinnovata unificazione intorno alla sua persona.
“No al Presidenzialismo”: un “no” da avanzare immediatamente, proprio in questo momento, in cui la proposta dell’elezione diretta del Presidente della Repubblica viene “rilanciata” dall’agonizzante centrodestra e dal suo “antico” leader (sulla differenza tra presidenzialismo e semipresidenzialismo torneremo in altra occasione: adesso è il momento di proclamare nettamente, senza se e senza ma come usa dire adesso, una contrarietà di fondo). Non basta parlare di “strumentalizzazioni”, oppure limitarci al “non c’è più tempo” riferendoci alla declinante legislatura in corso.
Lettera al Senato della Repubblica del prof. Gianni Ferrara, per conto e in nome dell'Associazione “Per la democrazia costituzionale”, sulle questioni riguardanti la riforma costituzionale in discussione nella I Commissione del Senato.
Onorevole Senatrice, Onorevole Senatore, la ragion d’essere dell’Associazione “Per la democrazia costituzionale” ci impone di esprimere un giudizio meditato ma allarmato sul progetto di “Revisione di alcune norme della Costituzione” presentato dal senatore Vizzini il 12 aprile scorso. Ne riassumiamo i motivi.
ROMA Doppio turno alla francese, sindaco d'Italia, modello spagnolo. Lo tzunami delle comunali ha fatto tramontare il proporzionale alla tedesca sia pure corretto.
Abolite le quattro Province che erano state istituite dieci anni fa: Gallura, Medio Campidano, Sulcis, Ogliastra. Inoltre andrà rivisto lo status economico dei consiglieri regionali. Tutti i quesiti referendari
La Presidenza di LeG - Apprendiamo da una intervista all’Unità dell’on. Luciano Violante che “entro maggio ci sarà il voto del senato sulla riforma costituzionale”, che gli stessi autori chiamano “riforma degli sherpa”: di coloro cioè che avrebbero molto faticato per consentire alle vecchie istituzioni italiane di raggiungere vette di modernità e democrazia mai raggiunte prima. Libertà e Giustizia ribadisce di preferire la Costituzione del ’48 alla Costituzione degli sherpa, che fra l’altro renderà ancora più succube il Parlamento alla volontà del capo del governo.