Riguardo gli eventi e i materiali segnalati, ritenuti utili per l'approfondimento e la discussione, il sito Riforme Istituzionali potrebbe avere opinioni divergenti.
Sempre in prima fila per la difesa del diritto alla rappresentanza, l'avvocato Besostri ci ha purtroppo lasciati e non in un bel momento visto cosa bolle in pentola in tema di riforme costituzionali.
SI CHIEDE L’ABOLIZIONE dell’articolo 10 bis del Testo unico sull’immigrazione, che considera reato l’immigrazione clandestina, introdotto dalla legge Maroni del luglio 2009, nel quadro delle tre proposte di legge di iniziativa popolare dirette a introdurre il delitto di tortura nel codice penale, a modificare la legge Fini - Giovanardi sulle droghe e a ripristinare la legalità nelle carceri affollate.
Roma - Mercoledì 3 luglio 2013 ore 9,30 – 12,30
presso l’Aula Magna dell’Ospedale Forlanini – p.zza Carlo Forlanini, n. 1
Agli inizi ci fu un sovrano che, «con lealtà di Re e con affetto di padre», concesse ai suoi amatissimi sudditi una Costituzione: era il 4 marzo 1848 e quella costituzione, emanata da Carlo Alberto di Savoia, divenne, qualche anno dopo, la carta fondamentale del Regno d’Italia. Il nuovo Stato, culmine del Risorgimento, riconosceva il diritto di voto all’1,9 per cento della popolazione, cioè ai soli maschi abbienti. Un secolo dopo, il 1° gennaio 1948, la Costituzione repubblicana ha proclamato che «la sovranità appartiene al popolo» (articolo 1), introdotto il suffragio universale di donne e uomini e stabilito che «è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese» (articolo 3). Oggi c’è chi quella Costituzione vuole modificare.
Siamo oltre la tassonometria classica indicata dalla teoria delle organizzazioni partitiche, pensiamo al partito dei notabili, il partito cartello, il partito-azienda.
Probabilmente dalla “politica frattale” siamo passati al “partito frattale”.
Non v'è dubbio che la parola crisi sia entrata violentemente nei nostri pensieri così come nella nostra vita materiale e quotidiana. E non v'è dubbio che tale termine sia stato rinforzato grandemente non solo attraverso le azioni di governo ma anche con un rimbombo particolarmente assordante da parte dei media.
Un esempio calzante è quello rappresentato dal termine “spread”, termine tecnico del quale nessuno aveva mai sentito parlare fatti salvi i pochi che della finanza hanno fatto un mestiere, ma che improvvisamente diventa il perno delle conversazioni al bar o allo stadio, sull'ascensore piuttosto che dal panettiere, e di come sia -nell'immaginario popolare- diventato il termometro unico col quale misurare il nostro possibile benessere.
Non c’è soltanto la cosiddetta “antipolitica”, rappresentato dallo spauracchio “Movimento 5 Stelle” in circolazione all’interno del sistema politico italiano. Si avverte anche la presenza della “Antidemocrazia” e non soltanto per via dell’essersi costituita la sezione italiana dei nazisti di Alba Dorata che, in Grecia, hanno già ottenuto rilevanti successi elettorali: un fatto, questo, che non pare aver avuto ancora il rilievo che meritava e soprattutto non pare aver suscitato, tra gli antifascisti, l’allarme che pure avrebbe dovuto essere lanciato per tempo. L’Antidemocrazia che ritengo, però, ancor più pericolosa e della quale tenterò di occuparmi in quest’occasione può essere accostata a quella espressa, nell’indicazione gramsciana del “sovversivismo delle classi dirigenti”.
Programma approvato dall'Assemblea "Comitato promotore No Monty Day", 15-12-2012
Le prossime elezioni hanno già dei vincitori: sono lo spread e il fiscal compact, il pareggio di bilancio e l’austerità, il massacro dei diritti sociali, civili e del lavoro; insomma l’Agenda Monti.
Sembra sia nato un popolo - lentamente ma per adesso inesorabilmente - che indossa e interpreta il ruolo di consumatore di eventi, a cui è chiesta una opinione, uno “schierarsi” spesso manicheo (pensiamo al “Berlusconi e anti-Berlusconi”, ed oggi “Monti-anti-Monti”), relegato però ad un ruolo estremamente passivo.