TESTO UNICO SULLA RAPPRESENTANZA: MONOPOLIO O DEMOCRAZIA SINDACALE?
Roma, 25 febbraio - Centro Congressi Cavour Via Cavour 50a - ore 15.30/19.00
Costituzionalisti, giuslavoristi, avvocati del lavoro e sindacalisti discuteranno del Testo unico sulla rappresentanza sindacale nel seminario pubblico che si terrà martedì 25 febbraio a Roma, presso il Centro Congressi Cavour, in via Cavour 50 A, dalle ore 15.30.
La proposta di riforma elettorale depositata alla Camera a seguito dell’accordo tra il segretario del Partito Democratico Matteo Renzi e il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi consiste sostanzialmente, con pochi corretivi, in una riformulazione della vecchia legge elettorale – il cosiddetto “Porcellum” – e presenta perciò vizi analoghi a quelli che di questa hanno motivato la dichiarazione di incostituzionalità ad opera della recente sentenza della Corte costituzionale n.1 del 2014.
L'Associazione nazionale Giuristi Democratici e l'Associazione Per La Democrazia Costituzionale invitano al primo seminario che affronta le prospettive aperte dalla importantissima decisione della Consulta
Nonostante la grande manifestazione popolare del 12 ottobre a Roma nella quale nulla di più eversivo è stato chiesto da giovani, anziani, giuristi, operai, partigiani e cittadini di ogni condizione e visione ideale che l’osservanza della Costituzione e il rientro nella legalità di ogni suo tentativo di riforma, il Senato ha precipitosamente messo all’ordine del giorno l’approvazione in seconda lettura del disegno di legge di deroga alla procedura di revisione costituzionale dell’art. 138.
Con la presentazione al Senato del d.d.l. cost. n. 813, è iniziato un percorso che nel giro di diciotto mesi dovrebbe portare all'approvazione di uno o più progetti di legge di revisione costituzionale dei titoli I, II, III e V della Parte seconda della Costituzione. Per ottenere questo risultato si punta ad una procedura straordinaria in deroga a quella prevista dall'art. 138 per la revisione della Costituzione. Tale procedura ha suscitato numerose perplessità fra gli studiosi del diritto costituzionale ed in sede politica perchè attenua la rigidità della Costituzione che i padri costituenti hanno fissato per impedire revisioni affrettate o colpi di mano; perplessità rafforzate dai ventilati progetti di presidenzialismo.
Questa settimana è fissata la discussione del disegno di legge Costituzionale n. 813, recante “Istituzione del Comitato parlamentare per le riforme costituzionali”, che giunge in aula, dopo essere stato esaminato con procedura d’urgenza dalla Commissione Affari costituzionali, che, per accelerare i tempi lo ha licenziato in seduta notturna. Tanta fretta non è sintomo di efficienza e non è giustificata dalla materia trattata, che ha per oggetto l’instaurazione di una procedura straordinaria per la revisione costituzionale, in deroga all’art. 138 Cost., allo scopo di agevolare una revisione profonda della Costituzione che investe i titoli I, II, III e V della Parte seconda, ma può estendersi anche alle garanzie giurisdizionali e costituzionali (titolo IV e VI) ed alla prima Parte.
Con la presentazione al Senato del d.d.l. cost. n. 813, è iniziato un percorso che nel giro di diciotto mesi dovrebbe portare all'approvazione di uno o più progetti di legge di revisione costituzionale dei titoli I, II, III e V della Parte seconda della Costituzione. Per ottenere questo risultato si punta ad una procedura straordinaria in deroga a quella prevista dall'art. 138 per la revisione della Costituzione. Tale procedura ha suscitato numerose perplessità fra gli studiosi del diritto costituzionale ed in sede politica perchè attenua la rigidità della Costituzione che i padri costituenti hanno fissato per impedire revisioni affrettate o colpi di mano; perplessità rafforzate dai ventilati progetti di presidenzialismo. I Comitati Dossetti e l'Associazione per la Democrazia costituzionale, avvalendosi della collaborazione di costituzionalisti e giuristi, intendono promuovere un proficuo confronto fra la cultura giuridica democratica ed i partiti presenti in Parlamento che si riconoscono nell'arco costituzionale.