Circa mille morti in tre giorni. Forse sì, come ci stanno dicendo da più parti, non tutti deceduti di covid, ma con il covid. Altre patologie, altre cause, quindi. Sarà, ma andando indietro con la memoria, prima di questa quarta ondata "di morti CON IL covid e NON DI covid" non si arrivava a duemila al mese. Sono numeri e non opinioni, per cui più che lecito rimanere diffidenti riguardo allo schieramento degli esperti più aperturisti, tra questi anche i Presidenti di Regione, in queste ore in prima fila per chiedere al Governo di modificare alcuni criteri di conta, così da poter rimanere più agevolmente nelle fasce di colore più favorevoli.
A giudicare dall'entusiasmo suscitato dalla conferenza stampa di Draghi di ieri pomeriggio, 16 aprile, l'Italia sembrerebbe essere finalmente uscita dal "tunnel delle chiusure" o, più precisamente, dal "tunnel di alcune attività chiuse". La vittoria di alcuni protagonisti della politica per molti commentatori; con toni più "nobili e modesti", quegli stessi protagonisti hanno inneggiato alla vittoria del "buon senso". A fronte di un simile quadro, considerati gli effetti reali delle parole di Draghi, una prima considerazione: con un simile ceto politico, perennemente impegnato a promuovere o a prendere decisioni come se si fosse già in campagna elettorale, non ci sono riforme che potrebbero risollevarci. Tutto va bene, sia per chi chiede e sia per chi concede, pur di conquistare consenso.
È triste doverlo ammettere, ma è per merito del Covid19 se solo ora è divenuto chiaro a tutti che il nuovo Titolo V del 2001, e questo nonostante abbia già dato prova di non funzionare per l'ordinarietà, rappresenti un pericoloso concentrato di federalismo competitivo e di confusione riguardo alle competenze. A questa miscela, di per sé già esplosiva, in queste ore si è aggiunta un'ulteriore confusione: quella sulle responsabilità.
In questi giorni non è certamente passata inosservata l'ennesima campagna del Movimento 5 Stelle per rilanciare il dimezzamento degli stipendi ai parlamentari: qualche milione di euro, poca cosa, ma che in questo momento - "perché no?" - potrebbe tornare utile. Al tempo stesso, però, pare non torni utile la richiesta di un contributo di solidarietà avanzata da Delrio del PD: un prelievo temporale su base progressiva, calcolato su quanto guadagnato al di sopra degli 80.000 euro. Un contributo che, oltre a pesare molto poco per la fascia benestante più bassa, indirettamente contribuirebbe a ridurre anche lo stipendio dei parlamentari.
Molto bene, dopo l'uscita della lista delle attività essenziali da tenere ancora in funzione, si è capito che la comunicazione straordinaria serale di Conte è stata solo una messa in scena. In tanti chiedevano-urlavano di chiudere tutto ciò che non era essenziale, lui ha raccolto l'invito, l'ha fatto, ma sostanzialmente è rimasto tutto come il giorno prima. Del resto, se solo si prova ad elencare ciò che potrebbe essere indispensabile per la tenuta del servizio ospedaliero, anche poltrone e sofà è un'attività essenziale.
Cosa non va nel consentire di uscire per fare una corsetta, nel mentre si è invece autorizzati ad uscire da casa solo per dimostrate necessità? Che si tratta di una norma irragionevole, in quanto si passa da controlli tutti verificabili, quindi facilmente sanzionabili in caso di violazione, al non poter esercitare alcun controllo, a meno di non compiere abusi di potere.
Il 29 marzo 2020 si svolgerà il quarto referendum costituzionale confermativo della storia della Repubblica italiana. Oggetto del referendum: la conferma o meno della legge costituzionale che ha ridotto il numero dei parlamentari. Secondo gli effetti della legge sottoposta all’esame degli elettori, la Camera dei Deputati passerà dagli attuali 630 deputati a 400, di cui 8 eletti nella Circoscrizione Estero; il Senato da 315 elettivi a 200, di cui 4 eletti nella Circoscrizione Estero. Il numero minimo di senatori assegnati ad ogni Regione passerà da 7 a 3; 3 anche per le Province autonome; 2 per il Molise; 1 per la Valle d’Aosta. Il numero dei senatori a vita presenti al Senato, infine, di nomina presidenziale, non potrà più essere superiore a 5.
Partiamo da una premessa: i debiti della Pubblica Amministrazione nei confronti dei privati, cioè circa 60 miliardi di euro. A conti fatti si tratta di due-tre manovre finanziarie. Questa breve premessa per dire che sì, si tratta di trovare 60 miliardi e che, per farlo, non è che ci sia molto da scegliere: spostare il debito da una voce all'altra; oppure aumentare le entrate, quindi più tasse, ma una volta tanto andando a prendere i soldi necessari dove sono, visto che la ricchezza reale e finanziaria degli italiani è stimata in circa 10.000 miliardi, oltre 4 volte il debito pubblico italiano. Ovviamente, parlando della ricchezza degli italiani, vale la regola dei polli di Trilussa: chi tanto e chi niente, ma la media dice altro.
Grazie alle ultime vicende francesi, sta divenendo possibile fare un po' di chiarezza circa i rapporti tra l'Unione Europea e i singoli Stati membri. La protesta dei Gilet gialli, per quanto da più parti la si voglia ricondurre all'ennesimo scontro sovranismo contro Europa, ha ben poco a che vedere con le possibili ingerenze dei burocrati di Bruxelles nelle decisioni francesi. Macron, infatti, bandiera dell'Europa in mano, sta (stava) perseguendo delle politiche per le quali aveva chiesto ed ottenuto i voti necessari per poterle attuare. Più sovrani di così!
Cosa c'è di anomalo nel ribadire che le scelte sul come gestire il bilancio pubblico sono una prerogativa della politica e, quindi, della maggioranza di Governo e del Parlamento che infine le approverà? Decisamente nulla e ci mancherebbe che così non fosse. Gli elettori non votano per un amministratore di condominio, bensì per dei rappresentanti che facciano scelte politiche. Fatta l'ovvia premessa, la cronaca di queste ultime ore.
Quanto vale un calciatore? Quanto vale un operaio della FIAT? In queste due semplici domande la sintesi dell'indignazione in rete di questi giorni. Indignazione, però, "alla populista e basta". Un approccio alla questione, cioè, che non si preoccupa minimamente di andare all'origine del problema.
E alla fine, habemus Papa. Il nuovo Governo ha giurato. Visti gli esiti finali, in primo luogo un po' di autocritica rispetto alla conclusione del precedente editoriale (Tra le anomalie, tutti i rischi del Presidente). Di fronte alla possibile resistenza del Presidente Mattarella sul nome di alcuni Ministri, con tanto di previsione di un incarico ad un "terzo" per la formazione di un Governo con lo scopo di accompagnare il Paese a nuove elezioni, venivano elencati i rischi per il Presidente della Repubblica, tra cui la messa in stato di accusa. Per infine concludere che il Presidente Mattarella avrebbe potuto dormire sonni tranquilli, in quanto il desiderio di nuove elezioni da parte dei due novelli Napoleone avrebbe messo in secondo piano un'iniziativa di quel tipo. Errore!