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Si è molto parlato, negli ultimi tempi, di un uso eccessivo e distorto del referendum di tipo abrogativo previsto dall'art. 75 della nostra Costituzione.
Partendo dal presupposto di dover comunque accettare, almeno come stato di fatto, tutto quanto operato dalla Corte Costituzionale in materia di ammissibilità dei quesiti referendari, è quanto mai curioso che si possa parlare di uso eccessivo: lo strumento c'è, è regolamentato, per cui non si capisce, molto banalmente, per quale motivo non si dovrebbe impiegarlo ampiamente.
Per quanto riguarda, invece, la netta impressione che se ne possa fare un uso distorto, qui rientriamo in una categoria di giudizio che investe, perlopiù, il campo della politica.
Al di là delle considerazioni di opportunità politica, infatti, appaiono poco chiare tutte quelle critiche rivolte a considerare illegittimo l'uso dello strumento referendario laddove si ritenga che attraverso l'intreccio di vari quesiti abrogativi si possa riuscire ad intervenire su delle materie rispetto alle quali, invece, logica vorrebbe che fossero esaminate con un diverso procedimento e una più ponderata attenzione.
Ma non è certo colpa dei referendari se riguardo a tal punto la Carta Costituzionale non risulta di chiara lettura. Piuttosto, nel caso si ritenga che esistano dei limiti impliciti, al di là di quanto previsto dall'art. 75, bene sarebbe riformulare in modo trasparente tutta la materia.
Franco Ragusa
La “riforma” truccata
In appendice:
Referendum abrogativo
democrazia diretta o eccesso di delega?
“La sovranità appartiene al popolo ... concorrere a determinare la politica nazionale”.
“Provare per credere!” si potrebbe commentare con una battuta.
Ma alla luce dell'evoluzione del nostro sistema verso la cosiddetta “democrazia maggioritaria”, e di fronte alla nascita di veri e propri partiti azienda, con tanto di dirigenze politiche direttamente mutuate dai consigli di amministrazione e mai sottoposte al vaglio degli iscritti, c'è poco da rimanere allegri, ed è forte la voglia di fermarsi un attimo per riflettere e per porsi alcune domande circa la validità di un processo di rinnovamento che finora ha portato soltanto confusione.