TESTO UNICO SULLA RAPPRESENTANZA: MONOPOLIO O DEMOCRAZIA SINDACALE?
Roma, 25 febbraio - Centro Congressi Cavour Via Cavour 50a - ore 15.30/19.00
Costituzionalisti, giuslavoristi, avvocati del lavoro e sindacalisti discuteranno del Testo unico sulla rappresentanza sindacale nel seminario pubblico che si terrà martedì 25 febbraio a Roma, presso il Centro Congressi Cavour, in via Cavour 50 A, dalle ore 15.30.
Ultimo aggiornamento: 12-2-2014 Dopo la sentenza della Corte Costituzionale contro il Porcellum, per poter acquisire il premio di maggioranza non è più sufficiente arrivare primi, ma si deve raggiungere anche una soglia minima di voti. Per superare questo rilievo, l'italicum di Renzi e Berlusconi, a seguito degli ultimi emendamenti presentati dal relatore Sisto, prevede l'assegnazione del premio di maggioranza, a condizione che chi arrivi primo abbia ottenuto non meno del 37% dei voti validi. Laddove nessuna lista o coalizione riesca a raggiungere questo 37%, le prime due vanno al ballottaggio, con l'assegnazione di 321 seggi alla coalizione o lista vincente. Ma come e perché lo stesso numero minimo di voti non dovrebbe essere altrettanto necessario, come requisito minimo indispensabile, per poter acquisire il premio di maggioranza dopo il ballottaggio? Se il ballottaggio costituisce, infatti, un perfezionamento della volontà elettorale, questo perfezionamento, per essere completo ai fini dell'assegnazione del premio, deve necessariamente far riferimento, come requisito indispensabile, anche allo stesso numero minimo di voti (voti effettivi e non le astratte percentuali che potrebbero nascondere un'eventuale scarsa partecipazione degli elettori al secondo turno) che sarebbe stato necessario ottenere al primo turno ai fini dell'assegnazione del premio. Se così non fosse, ci troveremmo di fronte ad un trucco per aggirare la necessità della soglia richiesta dalla sentenza della Consulta, Se si condivide, un mail ai parlamentari non costa nulla.
La proposta di riforma elettorale depositata alla Camera a seguito dell’accordo tra il segretario del Partito Democratico Matteo Renzi e il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi consiste sostanzialmente, con pochi corretivi, in una riformulazione della vecchia legge elettorale – il cosiddetto “Porcellum” – e presenta perciò vizi analoghi a quelli che di questa hanno motivato la dichiarazione di incostituzionalità ad opera della recente sentenza della Corte costituzionale n.1 del 2014.
L'Associazione nazionale Giuristi Democratici e l'Associazione Per La Democrazia Costituzionale invitano al primo seminario che affronta le prospettive aperte dalla importantissima decisione della Consulta
Nonostante la grande manifestazione popolare del 12 ottobre a Roma nella quale nulla di più eversivo è stato chiesto da giovani, anziani, giuristi, operai, partigiani e cittadini di ogni condizione e visione ideale che l’osservanza della Costituzione e il rientro nella legalità di ogni suo tentativo di riforma, il Senato ha precipitosamente messo all’ordine del giorno l’approvazione in seconda lettura del disegno di legge di deroga alla procedura di revisione costituzionale dell’art. 138.