Governo sì o Governo no? Dopo oltre due mesi dalle elezioni, l'impressione è che si sia tornati al punto di partenza. Nonostante, infatti, l'esistenza sulla carta di una maggioranza parlamentare, certamente anomala, ma pur sempre di una maggioranza si tratta, non è da escludere la possibilità che a breve si vada lo stesso a nuove elezioni. Tutto potrebbe dipendere dall'esito dello scontro tra il duo Salvini-Di Maio ed il Quirinale sul nome dei futuri Ministri. Senza entrare nel merito delle scelte squisitamente politiche, ciò che più interessa analizzare è se e come questo scontro rientri nella normale dialettica tra i Poteri: da un lato il Presidente della Repubblica, dall'altro il Parlamento in grado di esprimere una maggioranza.
Il Governo che impone il voto di fiducia sulla legge elettorale è una gran porcata. Punto! Il Rosatellum bis, inoltre, è qualcosa di poco diverso dal finto tedesco in discussione qualche mese fa, per cui valgono gli stessi problemi di costituzionalità sollevati a suo tempo. Altro Punto! Premesso ciò, proviamo a parlare di legge elettorale a 360°.
Il Rosatellum bis è da rigettare per un motivo molto semplice. Gira che ti rigira, sempre di Porcellum si tratta!
Ci risiamo! Non contenti di aver ampiamente verificato sul campo il fallimento delle forzature maggioritarie che si sono susseguite dal 1994 ad oggi, non contenti di ben due sentenze di incostituzionalità della legge elettorale, e non contenti, inoltre, di aver perso non uno, ma più referendum sulle questioni relative alle riforme costituzionali e la legge elettorale, eccoli che ci riprovano con l'ennesimo meccanismo che bada agli interessi di pochi contro gli interessi degli elettori.
Un brutto colpo la sentenza della Consulta sull'Italicum, sia per i ricorrenti, non avendo ottenuto ragione per tutte le ipotesi di incostituzionalità prospettate, e sia per chi, ovviamente, convinto di aver “inventato” la legge elettorale più bella del mondo, l'ha vista infine bocciata nel suo nucleo centrale, il turno di ballottaggio. Ma per quanto ancora in attesa delle motivazioni e quindi a rischio smentita, non dovrebbe essere azzardato sostenere che siamo di fronte ad una decisione ampiamente scontata. Ciò non significa che se ne condividano tutti gli esiti, ma soltanto che, sulla base della precedente sentenza sul Porcellum (Sentenza No Porcellum: qualche complicazione di troppo, purtroppo, ad uso e consumo della malapolitica), era sin troppo prevedibile che il premio di maggioranza e i capilista bloccati passassero l'esame della Consulta, così come non era ipotizzabile che l'Italicum venisse cassato per intero per la mancata uniformità con la legge elettorale per il Senato.
Con buona pace di quanto riportano buona parte dei titoli dei media, ad oggi non è ancora dato di sapere se il contratto che vincola la Sindaca Raggi al codice etico, sottoscritto con i garanti del Movimento 5 Stelle, sia pienamente valido, e questo per il semplice motivo che il Tribunale di Roma non è entrato nel merito dell'accordo, in quanto, preliminarmente, non ha riconosciuto al ricorrente i titoli per poterlo impugnare al fine di dichiararne la nullità. Nella sostanza: "chi sei tu per metterti in mezzo in un accordo privato dove non sei in alcun modo parte in causa, né per dare e né per avere?" Ciò significa, però, che se un domani la Sindaca Raggi decidesse di impugnare il contratto per non pagare la penale prevista nell'accordo, lei sì che avrebbe tutti i titoli per farlo. Premesso ciò, la decisione adottata, vista la particolarità della questione sollevata - la Sindaca è nelle condizioni di poter assolvere al suo mandato senza condizionamenti impropri? - per quanto formalmente ineccepibile, non può non essere soggetta ad una serie di riflessioni.
Un'intervista alla "Dottor Jekyll e Mr. Hyde" quella concessa dal Prof Zagrebelsky a "Il fatto" del 13/1/2017. Neanche a farlo apposta, articolata su due pagine, due pagine che, a leggerle separatamente, evidenziano un'incomprensibile schizofrenia. Come conciliare, infatti, le raffinate considerazioni del costituzionalista della prima parte, tutte incentrate nel rievocare le ragioni alte del No al referendum costituzionale del 4 dicembre, con le conclusioni del "politico" invece espresse nella seconda parte? Sulla legge elettorale, ad esempio, Zagrebelsky ci ricorda che si sarebbe dovuti andare al voto subito dopo la sentenza di incostituzionalità del Porcellum: "Una legge uniforme per le due Camere, allora, c'era: quella uscita dalla sentenza, il cosiddetto “Consultellum”." Bene! Benissimo! Anzi no!
Se qualcuno voleva un esempio pratico degli effetti della revisione costituzionale targata Renzi-Boschi, ecco, con la vittoria di Trump alla presidenza e la coincidente conquista del Congresso da parte del partito repubblicano, l'ha avuto. Entrambi i Poteri, Esecutivo e Legislativo, sono ora nelle mani di un solo partito, con in più vita facile per la nomina degli Organi di controllo. Questa coincidenza sta improvvisamente generando sconcerto, in quanto a capo di tutto questo vi sarà un personaggio inaffidabile. Ma è esattamente quello che accadrà, sistematicamente e non soltanto occasionalmente, con la revisione che ci accingiamo a votare con il referendum del 4 dicembre.
Era scontato e facilmente prevedibile che a difesa della revisione della Costituzione Renzi avrebbe adottato tutto l'arsenale degli slogan degli anticasta. Utilizzare le stesse semplificazioni dialettiche che hanno fatto la fortuna di più di una forza politica, queste le fondamenta sulle quali il Presidente del Consiglio sta infatti cercando di costruire un facile consenso per una modifica costituzionale che riporta il Paese indietro e non avanti. Una comunicazione politica "semplificata" che non ha alcun interesse per un dibattito approfondito sul complesso e delicato sistema dei pesi e contrappesi, così come si è potuto vedere durante il confronto con Zagreblesky, una sorta di disco incantato che pedantemente ripeteva la stessa obiezione: su quale artico modificato c'è scritto che si avranno le conseguenze di cui parla?
Ebbene sì, un tizio che per semplificare il procedimento legislativo non ha trovato nulla di meglio che far approvare un nuovo art. 70 lungo un'intera pagina A4, con un'elevata casistica di competenze e di tempi d'intervento differenziati che neanche in un puzzle, il tutto senza neanche dotarsi di un sistema credibile per la risoluzione dei sicuri conflitti di competenza che sorgeranno tra la Camera e il nuovo Senato, di fronte a chi solleva l'allarme sulla base del "combinato disposto di più norme", il Renzi-studente "rispettoso" ribadisce: combinato disposto? e che lingua è? mi dica, piuttosto, su quale articolo modificato c'è scritto che si avranno le conseguenze di cui parla?
Se il buongiorno si vede dal mattino, ebbene sì, non sarà una bella campagna referendaria. Iniziata a suon di slogan, è già partita la gara a chi la spara più grossa. Un dibattito per lo più incentrato sui cosiddetti tagli ai costi della politica, tra chi dice che ha tagliato e chi, invece, dice che avrebbe tagliato di più. Tra chi dice che con la riforma si riduce il numero dei parlamentari e chi, invece, sostiene che li avrebbe addirittura dimezzati o giù di lì.
Ovviamente, dal punto di vista di chi ha varato la riforma c'è tutta la convenienza a che la campagna referendaria si riduca ai temi che nulla hanno a che vedere con il nocciolo vero della questione, e se, cioè, questa riforma produrrà davvero una macchina istituzionale più efficiente e se, soprattutto, l'Italia rimarrà nell'alveo di una democrazia vera e non di facciata. Tra l'opposizione che dice che avrebbe fatto di più, infatti, e chi può dire, invece, che intanto lui ha già fatto qualcosa, se il tutto si riduce ai risparmi di spesa o al numero dei parlamentari tagliati, Renzi ha già vinto.
La calendarizzazione alla Camera di una mozione di SI per valutare gli aspetti ritenuti incostituzionali dell'Italicum, se non ha di per sé riaperto la partita per rimettervi mano, ha sicuramente avuto il merito di far emergere i doppi ed i tripli giochi che da anni caratterizzano la discussione sulla legge elettorale. Renzi è un baro, ha tuonanto Grillo. Premesso che ufficialmente Renzi e i renziani continuano a rimanere fedelissimi al pessimo testo licenziato dal Parlamento, ma anche se fosse? Anzi, diciamo che Renzi è sicuramente un baro. L'Italicum allora non si tocca per far dispetto a Renzi che è un baro? Sino a ieri l'Italicum era la madre di tutte le emergenze democratiche, ma dopo la mozione di SI, che per l'appunto ne richiama l'anti democraticità, no, non lo è più? Dice qualcuno che gli italiani hanno altre urgenze, e che l'esercizio della sovranità, dopo oltre 20 anni, potendo finalmente utilizzare una legge elettorale costituzionale, macché, lo sanno tutti che con la legge elettorale non si mangia.
Premesso che un risultato referendario non può essere considerato come una sorta di "patto con il diavolo" per l'eternità (per l'approfondimento sul punto si veda l'editoriale: "Proporzionale e finanziamento pubblico: un referendum può valere per l'eternità?"), si può affermare, oggi, come fa il fronte del No e/o dell'astensione, che il cosiddetto referendum no-triv sia sostanzialmente inutile?
In fondo, si dice, grazie alle ultime modifiche legislative contenute nella legge di stabilità per il 2016, entro le 12 miglia non sarà più possibile ottenere nuove concessioni. Il referendum no-triv, pertanto, avrebbe solo conseguenze limitate, viste le poche concessioni attive che, peraltro, potrebbero continuare la loro attività, chi più, chi meno, per un'altra decina d'anni. Tutto apparentemente logico, se non fosse che stiamo parlando di leggi ordinarie, leggi per le quali, cioè, non esistono procedure aggravate per la loro approvazione.
È sorprendente come anche una mente come quella di Aldo Giannuli sia infine caduta nella sindrome dell'accerchiato. Nel criticare le voci sulle possibili modifiche da apportare all'Italicum (Legge elettorale: cosa vuole Napolitano), anziché porre al centro dell'attenzione la questione vera, e cioè che l'Italicum è fortemente viziato da profili di incostituzionalità, anche lo stimato analista ha finito per portare acqua alle ragioni del Movimento 5 Stelle contro tutte le possibili modifiche che potrebbero impedirne la vittoria. Ma vediamo le argomentazioni maggiori.