Ricordate il discorso al Senato del nuovo salvatore della Patria, il Prof. Monti? Sulle pensioni molto è stato fatto, più che in Francia e in Germania, c'è però da intervenire per eliminare le zone di privilegio. E tutti giù ad applaudire. Finalmente, sacrifici anche per chi non li ha mai fatti. Ma più i giorni passano, e meno si comprende chi e come dovrebbe "finalmente" pagare.
Proviamo ad immaginare l’hacker Neo (Matrix) alle prese con un corso intensivo di diritto, con tanto di primo piano alla Sergio Leone mentre pronuncia la fatidica frase: “Conosco il diritto costituzionale italiano.” Chi non si affiderebbe ad un simile pozzo di scienza? Non è purtroppo il nostro caso. Anche avendo a disposizione una potenza di calcolo fantascientifica, l’imprevedibilità politica italiana, o meglio, il ripetersi di schemi politici ritenuti erroneamente irripetibili, perché impresentabili, è in grado di far dubitare anche della propria esistenza. Prendiamo, ad esempio, quanto avvenuto alla Camera dei Deputati l’8 novembre 2011.
Dopo 17 anni anni la storia si ripete, in tutto e per tutto. Stessi protagonisti e stesse posizioni di partenza: al Governo un Berlusconi ormai incapace di tenere in riga la propria maggioranza; all'opposizione un manipolo di eroi pronti a sacrificarsi per varare le misure necessarie per restituire credibilità all'Italia agli occhi dei mercati e della UE. Nessuna richiesta di elezioni, quindi, ma un bel Governo di responsabili.
Confesso di non avere ancora le idee chiare circa il fenomeno dei cosiddetti black bloc, ma, francamente, di fronte alle borse che bruciano centinaia di miliardi di euro al giorno, la speculazione finanziaria che sta strangolando buona parte dei paesi europei, nonché il governo occulto delle agenzie di rating e dei governatori delle banche centrali ed europea, con conseguenti condizioni di vita precarie che avanzano (questo il bel "risultato" finale), trovo sorprendente che gli incidenti della manifestazione di sabato 15 ottobre a Roma possano aver raggiunto una valenza tale da monopolizzare la discussione, anche e soprattutto nelle file dell'opposizione.
Oltre un milione di firme, 1.210.406 per l’esattezza. Un risultato senza precedenti che certamente testimonia l’insofferenza dei cittadini di fronte ad una legge elettorale che, in maniera palese, li ha espropriati del diritto di scegliere i propri rappresentanti e che, a leggere testualmente dal sito dell’IDV, “regala un premio di maggioranza a chi la maggioranza non ce l’ha”. Motivazioni più che condivisibili rispetto alle quali il Palazzo dovrebbe interrogarsi ed intervenire per rimuovere le cause di tanto malcontento. E questo è quanto sembrerebbe stia per avvenire, con grande soddisfazione di chi ha firmato i quesiti Morrone-Parisi; ma proprio per questo è interessante interrogarsi, anche, su quale piega stia prendendo il dibattito politico che si è avviato.
Carissimi de "Il Fatto Quotidiano", leggo di una partecipazione dell'IDV alla festa de "il fatto Quotidiano" e di moltissime firme raccolte, tra cui anche quella del Vicedirettore Marco Travaglio, per il referendum elettorale promosso e sostenuto da importanti leader politici, tra cui Veltroni, Di Pietro, Vendola. Tutto normale se non vi fossero degli anteFatti. Di solito è grazie a "Il Fatto Quotidiano" se veniamo a conoscenza delle monellerie della politica, di chi predica bene e razzola male. Nel caso specifico, però, grazie alla partecipazione dell'IDV alla festa e alla sottoscrizione di cui sopra, il "Fatto Quotidiano" non solo non si è occupato degli anteFatti, ma direttamente o indirettamente risulta anch'esso da annoverare fra i sostenitori del Referendum Veltroni-Di Pietro-Vendola. Nulla di male, ovviamente, se se ne condividono gli scopi. Meno bene, però, se ci si dimentica di informare che prima ancora del referendum voluto da Veltroni ce ne era un altro, anch'esso contro il Porcellum, ma però promosso dalla società civile e, curiosamente, con la politica del Palazzo per nulla contenta. Così poco contenta che di lì a poco ha pensato bene di contrapporre, per l'appunto, un'altra proposta referendaria. Come si sa, la società civile non dispone di grandi mezzi. E' stato quindi semplice, per padroni della politica, richiamare all'ordine chi si era offerto di sostenere i quesiti Passigli-Sartori-Ferrara. Per le capacità di indagine de "Il Fatto Quotidiano" non dovrebbe essere difficile ricostruire il tutto, e l'auspicio è quindi quello che decida di farlo.
Forse qualcuno ancora lo ricorda: a ridosso delle ultime elezioni politiche fiorirono diverse iniziative che proponevano, per protestare contro il Porcellum, la restituzione o non ritiro delle schede elettorali; nonché la richiesta di verbalizzare i motivi alla base della contestazione. Sulla scorta dell'esperienza maturata con un'identica iniziativa nel 2001, dalle pagine del sito "Riforme Istituzionali" vennero date alcune indicazioni sul come comportarsi nei seggi, nonché alcuni testi prestampati da far allegare ai verbali di sezione. L'obiettivo del sito era sin troppo evidente: costringere il Parlamento ad occuparsi delle proteste verbalizzate, ai sensi dell'art. 87, comma 1, del Testo Unico delle Leggi Elettorali D.P.R. 30 marzo 1957, n. 361 e successive modifiche, per quanto applicabile al Senato stesso: "Alla Camera dei deputati è riservata la convalida della elezione dei propri componenti. Essa pronuncia giudizio definitivo sulle contestazioni, le proteste e, in generale, su tutti i reclami presentati agli Uffici delle singole sezioni elettorali o all'Ufficio centrale durante la loro attività o posteriormente." E così infatti è stato.
"Ritorniamo al Mattarellum per cancellare la legge porcata che c'impedisce di scegliere i nostri rappresentanti e che regala la maggioranza parlamentare a chi la maggioranza non ce l'ha."
Suona più o meno così lo slogan con il quale Di Pietro, insieme a buona parte del PD e con un Vendola sempre più lanciato alla conquista della leadership di centrosinistra, sta raccogliendo le firme per proporre un nuovo referendum elettorale. Ma considerato che i soggetti in campo sono per lo più sempre gli stessi, nonché il contenuto dei referendum elettorali già sostenuti, uno più antidemocratico dell'altro (con quello fallito del 2009, addirittura, si sarebbe realizzato un super Porcellum), il consigliarsi un minimo di prudenza è quanto mai dovuto.
Ma bando ai preconcetti. Mettiamo a confronto Porcellum e Mattarellum e cerchiamo di farci un'idea la più serena possibile.
Ci risiamo! E' partita l'ennesima raccolta di firme per un altro referendum elettorale truffa con, immancabile protagonista, il solito Veltroni: non contento dei tre precedenti referendum elettorali truffa fatti fallire dagli elettori, ci riprova, proponendo due quesiti referendari con lo scopo di far rivivere la precedente legge elettorale, il Mattarellum. Al di là dei dubbi di ammissibilità, per i quali l'ultima e definitiva parola spetterà alla Consulta, ciò che ora s'impone è la riflessione sul dato politico dell'iniziativa, per altro sostenuta con forza anche da IDV e SEL. Per gli elettori non cambierebbe nulla: stessi difetti del Porcellum. Per il ceto politico, invece, l'ennesimo consolidamento di un potere senza controlli.
Era nell'aria. Di fronte agli interessi di parte delle formazioni politiche maggiori, beneficiarie della putrida stagione maggioritaria seguita al referendum elettorale del 1993, lo strumento del referendum appare oggi come l'unica soluzione praticabile per poter rispondere alla necessità di rimettere mano al delicato meccanismo dell'esercizio della quota di sovranità in capo ad ogni singolo cittadino. Non è una questione che riguarda i partiti, questo o quel singolo partito, bensì tutti noi e la possibilità di esprimere un diritto di voto libero dai condizionamenti e da quelle alchimie matematiche che negli ultimi anni hanno permesso di far ottenere facili maggioranze parlamentari a forze politiche che non godevano del consenso della maggioranza degli italiani.
Armi sceniche, ovvero la “Storia infinita”, si potrebbe parafrasare adottando il titolo di un film fantastico. Siamo cioè di fronte al classico problema che riguarda il cittadino comune ma che, però, non sembra aver interessato abbastanza le Istituzioni, al punto di muoversi celermente per risolverlo.
È di questi giorni, peraltro, l’impossibilità, per l’industria audiovisiva italiana, di poter realizzare prodotti che prevedano l’uso di armi sceniche sparanti a salve. Tra questi, anche film e serie TV che normalmente godono del patrocinio dei diversi Ministeri interessati: Interno e Difesa.
In perfetta continuità con quanto fatto dall'inizio del suo mandato, il Presidente Napolitano è di nuovo intervenuto per dettare la linea da seguire in politica estera. Per difendere la Costituzione? In modo particolare quell'art. 11 che impone all'Italia il ripudio della guerra? No, niente affatto. Come per il rifinanziamento delle missioni militari all'estero ai tempi del Governo Prodi, il Presidente Napolitano si è nuovamente contraddistinto per essere un caldo sostenitore dell'interventismo militare. Per fini nobili, ovviamente. Ma chi è che ha mai sostenuto la necessità di un intervento militare per altri motivi che non fossero nobili? Ma per l'appunto, basterebbe riflettere sulla strumentalità delle motivazioni e sui risultati ottenuti con gli interventi militari degli ultimi anni, per capire che i conti non tornano.